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Inghilterra
Abilità esclusiva

British Museum

Ogni Museo archeologico ospita 6 Manufatti invece di 3 e può supportare 2 Archeologi contemporaneamente. I Musei Archeologici ricevono automaticamente un tema quando contengono 6 Manufatti.

Contesto storico
Finché i Normanni non arrivarono per porre fine a tutto, "l'isola scettrata" (per usare le parole di Shakespeare) fu invasa da chiunque fosse in grado di mettere in mare una barca: celti, britanni, angli, romani, sassoni, vichinghi e compagnia bella. Il regno di Britannia si può far risalire all'invasione normanna. Altri avevano già provato a riunire la litigiosa nobiltà inglese: si presume che il leggendario re Artù ce l'avesse fatta, ma Guglielmo il Conquistatore (passato alla storia anche col nome di "Guglielmo il Bastardo" per varie ragioni) lo fece una volta per tutte. Oggi la Gran Bretagna (diventata "grande" dopo aver inglobato i regni di Scozia e Galles) è una delle nazioni leader dell'Unione Europea, la sesta economia del mondo, un grande centro culturale, nonché la casa di circa 64 milioni di abitanti.

Dopo essere sopravvissuto agli altri aspiranti al trono inglese, tra cui l'anglosassone Harold Godwinson e il norvegese Harald Hardrada, Guglielmo il Normanno conquistò rapidamente Dover, Canterbury, Kent e Southwark, dopodiché si impadronì della tesoreria reale a Winchester. I cocciuti nobili e il clero inglese dovettero cedere: nel dicembre del 1066 Guglielmo fu incoronato Re d'Inghilterra nell'Abbazia di Westminster. Il nuovo monarca passò il resto della sua vita a consolidare il potere, soffocando rivolte e respingendo incursioni di vichinghi, oltre a cercare di tenere sotto controllo le sue terre d'origine in Normandia. Ma nel 1135 la sua dinastia si interruppe: dopo un breve periodo noto come "Anarchia inglese," il trono passò al casato degli Angiò.

Questa guerra civile inglese (che non sarebbe stata certo l'ultima) terminò nel 1153 con il Trattato di Wallingford. I quattro re angioini, tra cui il famoso Riccardo Cuor di Leone e suo fratello, il famigerato Giovanni Senzaterra, divennero signori indiscussi del paese. Furono loro a scegliere il nuovo stemma araldico inglese, con un leone d'oro rampante, una bestia tutt'altro che nativa della fredda Britannia... e poi ne aggiunsero altri due, tanto per assicurarsi che il messaggio fosse chiaro. Il governo di Giovanni fu così pessimo (tra l'altro riuscì anche a perdere i territori normanni) che nel 1215 fu obbligato ad accettare la promulgazione della Magna Carta Libertatum, sostanzialmente un trattato di pace fra la corona e i baroni ribelli, modificato nel corso degli anni successivi. Fino a quel momento i re avevano governato per "forza e volontà", con decisioni arbitrarie e unilaterali; la Charta gettò le basi per un governo basato sulla legge, che avrebbe dovuto garantire i diritti del popolo (inteso come piccola nobiltà terriera: gli sfortunati contadini sarebbero rimasti "beni mobili" per qualche altro secolo).

Ma la storia inglese naturalmente non riguarda solo gli affari di qualche decina di reali e nobili; è anche la storia della gente comune: servi della gleba, domestici, soldati, artigiani, preti, mercanti, scribi, birrai, massaie, artisti, autori e tutti gli altri. Il paese diventò autosufficiente grazie allo sviluppo dell'agricoltura. Il commercio fioriva, dato che i prodotti inglesi, soprattutto i tessuti di lana e gli oggetti di legno pregiato, erano richiesti in tutta Europa. Nel corso del Medioevo la Britannia sviluppò una ricca cultura: fu realizzato l'Arazzo di Bayeux, Chaucer e Malory scrissero le loro famose opere, furono eretti castelli e grandiose cattedrali gotiche. Di quel periodo ci resta anche qualche bella storia popolare (come quella che riguarda il bandito Robin Hood). I cittadini cominciarono a pensare di meritarsi qualche diritto.

Agli Angioini succedettero sul trono gli ancor più egocentrici Plantageneti, il cui vanto principale sta nell'aver scatenato la guerra dei Cent'anni (in effetti 116, dal 1337 al 1453, ma non stiamo a sottilizzare), nell'evidente tentativo di aggiungere la corona di Francia alla loro collezione. Il loro regno ebbe fine nel settembre del 1399, quando l'eccezionalmente sgradevole Riccardo II fu deposto per morire in carcere (pare di fame) qualche mese dopo. Al trono salì il casato dei Lancaster, ma il loro diritto a regnare fu contestato dalla casa di York, un'altra branca minore dei Plantageneti. A partire dal 1455 tra le due casate infuriò la pittoresca ma sanguinosa guerra delle Due Rose, contraddistinta da molti intrighi e tradimenti da parte dei baroni più opportunisti. Alla fine York e Lancaster si erano praticamente distrutti a vicenda, così Enrico Tudor, un rampollo relativamente sconosciuto del casato dei Beaufort, sconfisse a Bosworth Field l'ultimo Lancaster Riccardo III (che restò ucciso in battaglia) e divenne il nuovo re d'Inghilterra.

Enrico Tudor, più noto come Enrico VII, sposò all'istante Elisabetta di York per porre fine a qualsiasi discussione. Fatto questo, si mise all'opera per ridare stabilità politica e finanziaria al governo, adottando spietati meccanismi di tassazione al limite della legge. Per tenere sotto controllo i nobili istituì un consiglio reale. Ma le cose si fecero davvero interessanti con il regno del figlio Enrico VIII (1509-1547) e della nipote Elisabetta I (1558-1603). Oltre a decapitare diversi rivali politici e varie mogli, Enrico sfidò il potere papale creando la nuova Chiesa d'Inghilterra (il cui capo supremo era il sovrano, ovviamente); Elisabetta portò avanti il suo operato lottando contro le più grandi potenze cattoliche. Fu un secolo pieno di avvenimenti, in Inghilterra.

Nel frattempo, la gente comune diventava sempre meno tale. Nel 1295 fu creata la Camera dei comuni (appunto), i cui rappresentanti eletti che non erano "Signori temporali o spirituali" potevano dar voce alle rimostranze del popolo e offrire consiglio al monarca. In genere Enrico si limitò a ignorarli (quando non li metteva a morte), ma Elisabetta instaurò con loro uno stretto rapporto di collaborazione, riconoscendone il valore finanziario oltre che patriottico. Sotto il regno di Enrico, e ancor di più di Elisabetta, le arti fiorirono; vennero scritti alcuni dei lavori teatrali più belli della storia, dando così qualcosa da fare alla gente nel tempo libero. Avendo requisito i possedimenti della chiesa cattolica in Inghilterra, la monarchia poté permettersi di sostenere compositori, pittori e architetti inglesi e stranieri. La vita quotidiana di tutti si arricchì dei colori del Rinascimento.

La "Regina vergine", ahimè, morì senza figli. A un paio di Stuart (che regnarono sia sull'Inghilterra sia sulla Scozia) fece seguito la rivoluzione puritana, un breve periodo di repubblica (il Commonwealth, iniziato con l'esecuzione dello sfortunato Carlo I Stuart), un ritorno della casata Stuart, la Gloriosa rivoluzione e, nel 1707, l'Atto di Unione che formalizzò l'instaurazione del Regno Unito di Gran Bretagna. Nel frattempo, seguendo una politica instaurata da Elisabetta, il regno finanziava o patrocinava missioni di esplorazione e insediamenti coloniali in tutto il globo, inizialmente nel Nuovo Mondo, poi ancora più in là. Sempre seguendo la linea tracciata da Elisabetta, che si era trovata ad affrontare l'Armada spagnola, la marina britannica continuava a svilupparsi per imporre definitivamente il suo predominio sui mari.

L'adorabile regina Anna morì nel 1714 all'età di 49 anni senza lasciare figli (nonostante 17 gravidanze), perciò le succedette il secondo cugino Giorgio di Hannover, che non parlava neppure inglese. Data la tendenza dei longevi Giorgi (ce ne furono quattro tra il 1714 e il 1830) alla svagatezza e alla pazzia, non sorprende che questo periodo sia stato contrassegnato dal passaggio all'attuale sistema, che prevede un governo di gabinetto guidato da un primo ministro in una monarchia costituzionale. Giorgio III riuscì a perdere le colonie americane, ed era ancora sul trono (anche se non molto presente) quando gli inglesi sconfissero definitivamente Napoleone a Waterloo. Fu una fortuna che i doveri di governo spettassero al primo ministro, mentre il re diventava sempre più una figura simbolica, di rappresentanza. Al casato di Hannover fece seguito un singolo monarca della casata di Sassonia-Coburgo-Gotha, che nel 1917 cambiò nome in Windsor per evitare sentimenti anti-tedeschi durante la Prima guerra mondiale.

La Britannia, terra di rivoluzioni, ne sperimentò un'altra a metà dell'Ottocento. La mirabolante "seconda" rivoluzione industriale fu contraddistinta da una coltre di fumo di carbone, dal rumore delle fabbriche e dei cantieri, dalla rete di ferrovie che si estese in tutta l'isola. Mentre i bassifondi vicino agli impianti manifatturieri si riempivano di operai in condizioni di semi-schiavitù, gli inglesi sperimentarono un tenore di vita mai visto prima nella storia della civiltà. Ogni aspetto della vita era influenzato dalla prosperità, dai prodotti e dall'energia disponibile a chiunque potesse pagare per godersi l'epoca vittoriana (che prese il suo nome dalla regina, arcigna ma longeva). Nel 1901 a Newcastle-upon-Tyne entrò in azione la prima centrale elettrica trifase ad alto voltaggio; nel 1912 l'Inghilterra vantava già la rete di distribuzione energetica più estesa del mondo. Le fabbriche inglesi lavoravano giorno e notte per produrre qualsiasi oggetto immaginabile, in quantità sufficiente (per tutto tranne che per il cibo) perché il paese restasse libero da spiacevoli dipendenze internazionali.

Questa rivoluzione industriale contribuì all'ascesa dell'impero, o forse viceversa, ma in ogni caso durante il regno di Vittoria l'Inghilterra arrivò a dominare un impero "su cui il sole non tramontava mai", mentre i britannici si accollavano il "fardello dell'uomo bianco". Il governo britannico aveva cominciato ad accaparrarsi pezzetti di globo sin dalla fine del Seicento, ma l'avvento delle navi a vapore, dei treni e dei cavi telegrafici sottomarini, per non parlare dei moderni fucili e delle corazzate, lo mise in grado di amministrare in modo efficiente un impero di estensione sconfinata. Prodotti agricoli e materie prime si riversarono nei grandi porti inglesi da Canada, Australia, Sudafrica, Hong Kong, Singapore, India, Nuova Zelanda e mille altri avamposti, trasportati dalla possente flotta mercantile britannica. Ogni agitazione in terre lontane veniva segnalata in un baleno a Whitehall grazie al telegrafo, così l'esercito e la marina erano in grado di muoversi rapidamente per risolvere sul nascere qualsiasi problema.

In tutto questo, la sanguinosa Prima guerra mondiale arrivò come uno shock a scuotere i britannici. La Seconda guerra mondiale, due decenni dopo, fu ancora peggio. Mentre gli alleati sul continente venivano travolti uno dopo l'altro dalla Wehrmacht tedesca, l'Inghilterra si trovò a difendere disperatamente il passaggio che attraverso Malta e il Canale di Suez le consentiva di raggiungere le terre controllate in Medio Oriente. I valorosi e cocciuti inglesi riuscirono a tenere duro finché la Russia sovietica e gli Stati Uniti (che avevano già aiutato furtivamente il Regno Unito con accordi commerciali favorevoli) si gettarono nella mischia per colpa dell'arroganza dei dittatori di Germania e Giappone. Alla fine il paese si ritrovò con un'economia in ginocchio, quasi 450.000 cittadini morti, un pesante debito, un'inflazione galoppante e un impero in pezzi (molti dei quali si riorganizzarono successivamente come "commonwealth delle nazioni"). Oltre a tutto questo, si trovò invischiata in una Guerra fredda di cui non era l'artefice... però aveva vinto.

Paese progressista e democratico, innamorato dei suoi sport, dei suoi simboli e delle sue antiche tradizioni, con un prodotto interno lordo di 1,6 trilioni di sterline, la Gran Bretagna è una presenza rilevante in ogni campo, dall'arte alla scienza, dalla politica alla finanza.
PortraitSquare
icon_civilization_england

Tratti caratteristici

Leader
icon_leader_victoria
Vittoria (Età dell'impero)
icon_leader_default
Vittoria (Età del vapore)
icon_leader_default
Elisabetta I
Unità speciali
icon_unit_english_seadog
Lupo di mare
Infrastruttura speciale
icon_district_royal_navy_dockyard
Cantiere della Marina Reale

Geografia & Dati sociali

Posizione
Europa
Dimensioni
Circa 243.500 kmq
Popolazione
Circa 64,1 milioni
Capitale
Londra (generalmente)
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Tratti caratteristici

Leader
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Vittoria (Età del vapore)
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Elisabetta I
Unità speciali
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Lupo di mare
Infrastruttura speciale
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Cantiere della Marina Reale

Geografia & Dati sociali

Posizione
Europa
Dimensioni
Circa 243.500 kmq
Popolazione
Circa 64,1 milioni
Capitale
Londra (generalmente)
Abilità esclusiva

British Museum

Ogni Museo archeologico ospita 6 Manufatti invece di 3 e può supportare 2 Archeologi contemporaneamente. I Musei Archeologici ricevono automaticamente un tema quando contengono 6 Manufatti.

Contesto storico
Finché i Normanni non arrivarono per porre fine a tutto, "l'isola scettrata" (per usare le parole di Shakespeare) fu invasa da chiunque fosse in grado di mettere in mare una barca: celti, britanni, angli, romani, sassoni, vichinghi e compagnia bella. Il regno di Britannia si può far risalire all'invasione normanna. Altri avevano già provato a riunire la litigiosa nobiltà inglese: si presume che il leggendario re Artù ce l'avesse fatta, ma Guglielmo il Conquistatore (passato alla storia anche col nome di "Guglielmo il Bastardo" per varie ragioni) lo fece una volta per tutte. Oggi la Gran Bretagna (diventata "grande" dopo aver inglobato i regni di Scozia e Galles) è una delle nazioni leader dell'Unione Europea, la sesta economia del mondo, un grande centro culturale, nonché la casa di circa 64 milioni di abitanti.

Dopo essere sopravvissuto agli altri aspiranti al trono inglese, tra cui l'anglosassone Harold Godwinson e il norvegese Harald Hardrada, Guglielmo il Normanno conquistò rapidamente Dover, Canterbury, Kent e Southwark, dopodiché si impadronì della tesoreria reale a Winchester. I cocciuti nobili e il clero inglese dovettero cedere: nel dicembre del 1066 Guglielmo fu incoronato Re d'Inghilterra nell'Abbazia di Westminster. Il nuovo monarca passò il resto della sua vita a consolidare il potere, soffocando rivolte e respingendo incursioni di vichinghi, oltre a cercare di tenere sotto controllo le sue terre d'origine in Normandia. Ma nel 1135 la sua dinastia si interruppe: dopo un breve periodo noto come "Anarchia inglese," il trono passò al casato degli Angiò.

Questa guerra civile inglese (che non sarebbe stata certo l'ultima) terminò nel 1153 con il Trattato di Wallingford. I quattro re angioini, tra cui il famoso Riccardo Cuor di Leone e suo fratello, il famigerato Giovanni Senzaterra, divennero signori indiscussi del paese. Furono loro a scegliere il nuovo stemma araldico inglese, con un leone d'oro rampante, una bestia tutt'altro che nativa della fredda Britannia... e poi ne aggiunsero altri due, tanto per assicurarsi che il messaggio fosse chiaro. Il governo di Giovanni fu così pessimo (tra l'altro riuscì anche a perdere i territori normanni) che nel 1215 fu obbligato ad accettare la promulgazione della Magna Carta Libertatum, sostanzialmente un trattato di pace fra la corona e i baroni ribelli, modificato nel corso degli anni successivi. Fino a quel momento i re avevano governato per "forza e volontà", con decisioni arbitrarie e unilaterali; la Charta gettò le basi per un governo basato sulla legge, che avrebbe dovuto garantire i diritti del popolo (inteso come piccola nobiltà terriera: gli sfortunati contadini sarebbero rimasti "beni mobili" per qualche altro secolo).

Ma la storia inglese naturalmente non riguarda solo gli affari di qualche decina di reali e nobili; è anche la storia della gente comune: servi della gleba, domestici, soldati, artigiani, preti, mercanti, scribi, birrai, massaie, artisti, autori e tutti gli altri. Il paese diventò autosufficiente grazie allo sviluppo dell'agricoltura. Il commercio fioriva, dato che i prodotti inglesi, soprattutto i tessuti di lana e gli oggetti di legno pregiato, erano richiesti in tutta Europa. Nel corso del Medioevo la Britannia sviluppò una ricca cultura: fu realizzato l'Arazzo di Bayeux, Chaucer e Malory scrissero le loro famose opere, furono eretti castelli e grandiose cattedrali gotiche. Di quel periodo ci resta anche qualche bella storia popolare (come quella che riguarda il bandito Robin Hood). I cittadini cominciarono a pensare di meritarsi qualche diritto.

Agli Angioini succedettero sul trono gli ancor più egocentrici Plantageneti, il cui vanto principale sta nell'aver scatenato la guerra dei Cent'anni (in effetti 116, dal 1337 al 1453, ma non stiamo a sottilizzare), nell'evidente tentativo di aggiungere la corona di Francia alla loro collezione. Il loro regno ebbe fine nel settembre del 1399, quando l'eccezionalmente sgradevole Riccardo II fu deposto per morire in carcere (pare di fame) qualche mese dopo. Al trono salì il casato dei Lancaster, ma il loro diritto a regnare fu contestato dalla casa di York, un'altra branca minore dei Plantageneti. A partire dal 1455 tra le due casate infuriò la pittoresca ma sanguinosa guerra delle Due Rose, contraddistinta da molti intrighi e tradimenti da parte dei baroni più opportunisti. Alla fine York e Lancaster si erano praticamente distrutti a vicenda, così Enrico Tudor, un rampollo relativamente sconosciuto del casato dei Beaufort, sconfisse a Bosworth Field l'ultimo Lancaster Riccardo III (che restò ucciso in battaglia) e divenne il nuovo re d'Inghilterra.

Enrico Tudor, più noto come Enrico VII, sposò all'istante Elisabetta di York per porre fine a qualsiasi discussione. Fatto questo, si mise all'opera per ridare stabilità politica e finanziaria al governo, adottando spietati meccanismi di tassazione al limite della legge. Per tenere sotto controllo i nobili istituì un consiglio reale. Ma le cose si fecero davvero interessanti con il regno del figlio Enrico VIII (1509-1547) e della nipote Elisabetta I (1558-1603). Oltre a decapitare diversi rivali politici e varie mogli, Enrico sfidò il potere papale creando la nuova Chiesa d'Inghilterra (il cui capo supremo era il sovrano, ovviamente); Elisabetta portò avanti il suo operato lottando contro le più grandi potenze cattoliche. Fu un secolo pieno di avvenimenti, in Inghilterra.

Nel frattempo, la gente comune diventava sempre meno tale. Nel 1295 fu creata la Camera dei comuni (appunto), i cui rappresentanti eletti che non erano "Signori temporali o spirituali" potevano dar voce alle rimostranze del popolo e offrire consiglio al monarca. In genere Enrico si limitò a ignorarli (quando non li metteva a morte), ma Elisabetta instaurò con loro uno stretto rapporto di collaborazione, riconoscendone il valore finanziario oltre che patriottico. Sotto il regno di Enrico, e ancor di più di Elisabetta, le arti fiorirono; vennero scritti alcuni dei lavori teatrali più belli della storia, dando così qualcosa da fare alla gente nel tempo libero. Avendo requisito i possedimenti della chiesa cattolica in Inghilterra, la monarchia poté permettersi di sostenere compositori, pittori e architetti inglesi e stranieri. La vita quotidiana di tutti si arricchì dei colori del Rinascimento.

La "Regina vergine", ahimè, morì senza figli. A un paio di Stuart (che regnarono sia sull'Inghilterra sia sulla Scozia) fece seguito la rivoluzione puritana, un breve periodo di repubblica (il Commonwealth, iniziato con l'esecuzione dello sfortunato Carlo I Stuart), un ritorno della casata Stuart, la Gloriosa rivoluzione e, nel 1707, l'Atto di Unione che formalizzò l'instaurazione del Regno Unito di Gran Bretagna. Nel frattempo, seguendo una politica instaurata da Elisabetta, il regno finanziava o patrocinava missioni di esplorazione e insediamenti coloniali in tutto il globo, inizialmente nel Nuovo Mondo, poi ancora più in là. Sempre seguendo la linea tracciata da Elisabetta, che si era trovata ad affrontare l'Armada spagnola, la marina britannica continuava a svilupparsi per imporre definitivamente il suo predominio sui mari.

L'adorabile regina Anna morì nel 1714 all'età di 49 anni senza lasciare figli (nonostante 17 gravidanze), perciò le succedette il secondo cugino Giorgio di Hannover, che non parlava neppure inglese. Data la tendenza dei longevi Giorgi (ce ne furono quattro tra il 1714 e il 1830) alla svagatezza e alla pazzia, non sorprende che questo periodo sia stato contrassegnato dal passaggio all'attuale sistema, che prevede un governo di gabinetto guidato da un primo ministro in una monarchia costituzionale. Giorgio III riuscì a perdere le colonie americane, ed era ancora sul trono (anche se non molto presente) quando gli inglesi sconfissero definitivamente Napoleone a Waterloo. Fu una fortuna che i doveri di governo spettassero al primo ministro, mentre il re diventava sempre più una figura simbolica, di rappresentanza. Al casato di Hannover fece seguito un singolo monarca della casata di Sassonia-Coburgo-Gotha, che nel 1917 cambiò nome in Windsor per evitare sentimenti anti-tedeschi durante la Prima guerra mondiale.

La Britannia, terra di rivoluzioni, ne sperimentò un'altra a metà dell'Ottocento. La mirabolante "seconda" rivoluzione industriale fu contraddistinta da una coltre di fumo di carbone, dal rumore delle fabbriche e dei cantieri, dalla rete di ferrovie che si estese in tutta l'isola. Mentre i bassifondi vicino agli impianti manifatturieri si riempivano di operai in condizioni di semi-schiavitù, gli inglesi sperimentarono un tenore di vita mai visto prima nella storia della civiltà. Ogni aspetto della vita era influenzato dalla prosperità, dai prodotti e dall'energia disponibile a chiunque potesse pagare per godersi l'epoca vittoriana (che prese il suo nome dalla regina, arcigna ma longeva). Nel 1901 a Newcastle-upon-Tyne entrò in azione la prima centrale elettrica trifase ad alto voltaggio; nel 1912 l'Inghilterra vantava già la rete di distribuzione energetica più estesa del mondo. Le fabbriche inglesi lavoravano giorno e notte per produrre qualsiasi oggetto immaginabile, in quantità sufficiente (per tutto tranne che per il cibo) perché il paese restasse libero da spiacevoli dipendenze internazionali.

Questa rivoluzione industriale contribuì all'ascesa dell'impero, o forse viceversa, ma in ogni caso durante il regno di Vittoria l'Inghilterra arrivò a dominare un impero "su cui il sole non tramontava mai", mentre i britannici si accollavano il "fardello dell'uomo bianco". Il governo britannico aveva cominciato ad accaparrarsi pezzetti di globo sin dalla fine del Seicento, ma l'avvento delle navi a vapore, dei treni e dei cavi telegrafici sottomarini, per non parlare dei moderni fucili e delle corazzate, lo mise in grado di amministrare in modo efficiente un impero di estensione sconfinata. Prodotti agricoli e materie prime si riversarono nei grandi porti inglesi da Canada, Australia, Sudafrica, Hong Kong, Singapore, India, Nuova Zelanda e mille altri avamposti, trasportati dalla possente flotta mercantile britannica. Ogni agitazione in terre lontane veniva segnalata in un baleno a Whitehall grazie al telegrafo, così l'esercito e la marina erano in grado di muoversi rapidamente per risolvere sul nascere qualsiasi problema.

In tutto questo, la sanguinosa Prima guerra mondiale arrivò come uno shock a scuotere i britannici. La Seconda guerra mondiale, due decenni dopo, fu ancora peggio. Mentre gli alleati sul continente venivano travolti uno dopo l'altro dalla Wehrmacht tedesca, l'Inghilterra si trovò a difendere disperatamente il passaggio che attraverso Malta e il Canale di Suez le consentiva di raggiungere le terre controllate in Medio Oriente. I valorosi e cocciuti inglesi riuscirono a tenere duro finché la Russia sovietica e gli Stati Uniti (che avevano già aiutato furtivamente il Regno Unito con accordi commerciali favorevoli) si gettarono nella mischia per colpa dell'arroganza dei dittatori di Germania e Giappone. Alla fine il paese si ritrovò con un'economia in ginocchio, quasi 450.000 cittadini morti, un pesante debito, un'inflazione galoppante e un impero in pezzi (molti dei quali si riorganizzarono successivamente come "commonwealth delle nazioni"). Oltre a tutto questo, si trovò invischiata in una Guerra fredda di cui non era l'artefice... però aveva vinto.

Paese progressista e democratico, innamorato dei suoi sport, dei suoi simboli e delle sue antiche tradizioni, con un prodotto interno lordo di 1,6 trilioni di sterline, la Gran Bretagna è una presenza rilevante in ogni campo, dall'arte alla scienza, dalla politica alla finanza.
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