Quando fondi una nuova città ottieni territori extra. +1 Fede e +1 Produzione dalla tundra.
Contesto storico
Boiari, cosacchi, cupole a cipolla, paesaggi coperti di neve, la "desolata" Siberia, allegri servi della gleba, emozionanti composizioni, inverni interminabili e vodka ghiacciata. La Russia sembra romantica, ma in realtà la sua storia lo è un po' meno... specialmente se ascoltiamo la versione di quei servi. Con un piede in Europa e l'altro in Asia, la Russia ha influenzato il percorso del mondo come poche altre nazioni. Le sue radici affondano nella fondazione dell'insediamento di Novgorod da parte dei variaghi (vichinghi svedesi) e la creazione del regno della Rus' di Kiev intorno all'882 d.C. da parte di Oleg, che riuscì a sconfiggere slavi ilmeni, ugro-finnici, vepsi e voti che abitavano in quella regione. Ma qui le cronache si mescolano con miti e leggende: per restare alla storia vera e propria, cominceremo con l'ascesa del Granducato di Mosca.
Tutto cominciò con il principe Daniil Aleksandrovič, quarto e ultimo figlio del famoso Aleksander Nevskij: quando nel 1263 il vecchio padre morì infatti, Daniil (che aveva due anni) ricevette il meno importante dei suoi possedimenti, un principato piccolo e poco sviluppato chiamato Mosca. Daniil passò i decenni successivi a difendersi dagli avidi fratelli e a respingere i mongoli che arrivavano al galoppo da est. Nonostante tutte le dispute interne e le incursioni esterne, Daniil riuscì a mantenere il ducato quasi completamente fuori dalla generale carneficina (in effetti, la chiesa ortodossa lo canonizzò nel 1652 "per la sua mansuetudine, la sua umiltà e il suo amore per la pace"). Tra le altre cose, Daniil scelse di pagare un tributo all'Orda d'Oro, una decisione che si sarebbe rivelata azzeccata. Man mano che i parenti più o meno stretti morivano, il principe aggiunse "pacificamente" altri pezzi al suo territorio... al punto che quando San Daniil morì, nel 1303, Mosca divenne un "Granducato".
A Daniil fece seguito una serie di granduchi molto capaci, anche se non altrettanto pacifici. Ma fu il Granduca Ivan III (noto anche come "il Grande") a imporre la Moscovia sul palcoscenico mondiale. Durante il suo regno quarantennale (dal 1462 al 1505) triplicò la sua estensione annettendo tra gli altri il Granducato di Tver' e la repubblica di Novgorod, smise di pagare tributo all'Orda, creò un'amministrazione centrale semplice ma efficiente, limitò l'indipendenza dei boiari e rinnovò il Cremlino (la cittadella che fungeva da sede della dinastia di Rurik). Dopo aver consolidato il regno, Ivan si prese il titolo di Zar e di "sovrano di tutte le Russie". Anche se il primo a essere incoronato ufficialmente Zar sarà il nipote Ivan IV (amichevolmente soprannominato "il Terribile"), l'unione delle terre russe ebbe inizio con Ivan III.
Ivan IV era un megalomane e uno psicopatico, ma non si può negare che avesse avuto un'infanzia difficile. Alla morte del padre aveva tre anni ed era malaticcio, perciò fu necessario un lungo periodo di reggenza. Gli immancabili intrighi politici che ne seguirono fecero soffrire il giovane Ivan. Una volta raggiunta la maturità, le cose andarono di male in peggio... o, potremmo dire, in modo "terribile". Della sua vita personale sappiamo poco, se non che era di salute cagionevole e si sposò sei volte. Quando venne finalmente incoronato, Ivan diede il via a un programma per aumentare il suo potere a spese di più o meno qualsiasi altra cosa. La corte imperiale fu ripulita da qualsiasi nobile in grado di formulare un pensiero indipendente e riempita di servili sicofanti. L'esercito subì analoghe purghe. Ivan dichiarò che milioni di acri delle terre migliori erano Opričnina ("terre della corona") e quindi poste sotto il suo controllo esclusivo. L'abilità militare di Ivan fu più o meno pari a quella di filantropo: in pratica distrusse l'esercito, riducendo il paese in bancarotta con la disastrosa guerra di Livonia, che si trascinò per venticinque anni. Morì nel 1584... senza che nessuno lo rimpiangesse.
Una generazione più tardi, la dinastia Rurik fu sostituita da quella dei Romanov. Dopo la morte di Fëdor I (il figlio di Ivan IV), che non aveva figli maschi, la Russia precipitò nelle dispute di successione con il "Periodo dei Torbidi". Alla fine il parlamento russo elesse Zar Boris Godunov; questi regnò per sette anni, tormentato da una serie di impostori noti come "falsi Dmitrij" (ognuno sosteneva di essere il fratello minore di Fëdor, scomparso molti anni prima). Questo periodo, costellato tra l'altro dai tentativi avanzati da pretendenti stranieri, si chiuse finalmente nel 1613 quando i boiari misero sul trono Michail Romanov. Da quel momento i Romanov regnarono con una dinastia ininterrotta, finché gli ultimi di loro furono fucilati dai bolscevichi in una cantina di Ekaterinburg.
Il governo dei Romanov non fu tanto cattivo, se consideriamo le prestazioni medie dei despoti tirannici. In effetti, molti di loro si guadagnarono il soprannome di "Grande" e probabilmente molti altri l'avrebbero meritato, se non fosse che era già stato accaparrato da un predecessore omonimo. I primi Romanov riuscirono a stipulare trattati con la Svezia, la Confederazione polacco-lituana e i cosacchi ucraini, che accettarono di mettersi agli ordini dello Zar. Sfortunatamente le nuove condizione dei servi della gleba, ancora più restrittive, causarono molte ribellioni contadine come la rivolta del sale, la rivolta del rame e l'insurrezione di Mosca. Tutte queste vennero soffocate con i metodi in uso nell'epoca, così la Russia poté continuare a espandersi, in particolare attraverso la conquista e la colonizzazione della Siberia.
Poi arrivarono i Grandi. Pietro il Grande riuscì a procurarsi nuovi sbocchi sul mare con una serie di guerre vittoriose contro ottomani e svedesi, aprendo al paese una via d'accesso all'Europa. Così facendo trascinò a viva forza una Russia riluttante nel Rinascimento. Quarant'anni dopo la sua morte Caterina la Grande, che non era neppure nata in Russia, diede il via a quelli che tutti ritengono la sua età dell'oro, facendone una grande potenza europea... e poi, per qualche ragione imperscrutabile, cominciò la colonizzazione dell'Alaska. Alessandro I, noto come "il Beato", guidò la nazione attraverso gli sconvolgimenti delle guerre napoleoniche e sconfisse lo stesso Bonaparte (più che altro evitando la battaglia e dando ogni cosa alle fiamme davanti all'avanzata francese). Inoltre impelagò irrimediabilmente la Russia nella questione balcanica quando, nel 1821, scoppiò la guerra d'indipendenza greca. Poi toccò ad Alessandro "il Liberatore", che nonostante i molti risultati (il più famoso dei quali è appunto la "liberazione" dei servi) riuscì a farsi assassinare.
Durante questi anni la Russia sviluppò una cultura unica, con una tradizione di eccellenza nella letteratura, nella musica, nella danza e nell'architettura. Per secoli, prima che Pietro il Grande aprisse le porte all'influenza europea, il folklore e l'artigianato russo avevano avuto una componente distintamente slava, fortemente influenzata dal cristianesimo ortodosso. La prima e più importante campagna di proselitismo di Costantinopoli aveva portato molti missionari nella Rus' di Kiev; a metà del X secolo la chiesa greca ortodossa aveva convertito buona parte del popolo russo, e da lì in poi la sua diffusione sarebbe ulteriormente aumentata. Durante le dinastie Rurik e Romanov al crogiuolo culturale si sarebbero aggiunte altre influenze, in particolare scandinave e asiatiche. In seguito i viaggiatori russi avrebbero diffuso la cultura della loro madrepatria in tutto il globo, mostrando al mondo che anche loro sapevano apprezzare i piaceri più raffinati della vita.
In letteratura, la Bylina (narrativa poetica epica di tradizione orale) degli antichi slavi lasciò il posto ai grandi, torrenziali capolavori di Gogol', Dostoevskij e Tolstoj... senza dimenticare Čechov, che rispetto a quelli riuscì a esprimersi in modo un po' più conciso. Le semplici armonie della musica popolare, eseguite con balalaika, garmon (una fisarmonica diatonica) e žalejka (uno strumento a fiato ad ancia), attraverso una lunga evoluzione diedero vita alle lunghe e complesse composizioni di Glinka, Mussorgskij, Rimskij-Korsakov e Čajkovskij, forse il più grande compositore del tardo romanticismo. Danze contadine come il Khorovod e la Baryinja lasciarono il passo al balletto (introdotto a San Pietroburgo da Pietro il Grande), tanto amato dall'élite culturale.
Forse uno degli aspetti più riconoscibili della cultura russa è la sua architettura. Il cristianesimo ortodosso introdusse le forme bizantine, utilizzate negli unici edifici in pietra: fortificazioni e chiese. Quando Pietro il Grande aprì il paese all'Occidente e diede il via a un rinascimento delle arti, gli architetti russi svilupparono un gusto per il rococò. Sotto Caterina e gli Alessandri, la capitale San Pietroburgo fu trasformata in un museo di edifici neo-classici (prima dell'imposizione forzata dello stile sovietico).
La Russia, in confronto, ha prodotto pochi grandi pittori e scultori, ma il suo artigianato è famoso in tutto il mondo. Le bambole "Matrioska", inserite una nell'altra e riccamente decorate, ormai vengono costruite su larga scala per essere vendute ovunque. Le icone russe, dipinti religiosi su tavole di legno, sono entrate nella cultura slava con il cristianesimo ortodosso; piene di particolari e spesso decorate con foglia d'oro, sono diventate una forma d'arte a sé stante, tanto che fin dai tempi antichi molti grandi maestri si sono cimentati nella loro realizzazione. Infine, pochi conoscono il termine "Gzhel", ma la maggior parte delle persone è in grado di riconoscere il particolare stile di ceramiche a disegni blu a cui fa riferimento.
Dopo "il Liberatore" il trono passò al figlio Alessandro III, soprannominato "il Pacificatore", a cui fece seguito l'ultimo Romanov di Russia, Nicola II. Costui ereditò una Russia assediata da mille problemi, interni ed esteri. Nicola era fermamente convinto che il governo, benché autocratico, dovesse essere "benevolo", considerando lo Zar alla stregua di un "piccolo padre" del popolo. In ogni caso portò avanti le politiche di conservazione del padre, un errore esacerbato dal suo matrimonio con una principessa tedesca molto impopolare.
Nel 1900 la Russia aveva un disperato bisogno di riforme e di modernizzazione; quello che ottenne invece fu oppressione e bagni di sangue. Isolato dalla realtà da una schiera di sicofanti (tra cui lo sgradevole Grigorij Rasputin), Nicola non riuscì a sviluppare la produzione agricola o industriale, lasciando che la Russia scivolasse all'ultimo posto tra le nazioni europee. Ancora peggio, nonostante fosse rimasto benevolmente impressionato dalla democrazia inglese, non ebbe la forza di perseguire riforme politiche in un'epoca di grande scontento sociale. Infine si rese inviso alla Duma, un organo consultivo che egli stesso aveva creato.
Cercando di raddrizzare la traballante barca dello stato, Nicola II peggiorò ancor di più la situazione. La maggior parte dei sudditi lo incolpava di incidenti come la tragedia di Chodynka (1389 morti calpestati), la "Domenica di Sangue" (un eccidio di manifestanti disarmati), vari Pogrom antisemiti, la repressione della rivoluzione del 1905 e la sua tendenza a mettere a morte chi lo criticava apertamente. Inoltre riuscì a impelagare la Russia in disastrose campagne militari, subendo in particolare una sconfitta umiliante da parte del Giappone imperiale nel 1905. Era chiarissimo che l'esercito russo necessitasse urgentemente di essere modernizzato e riformato (nella tattica, l'addestramento, l'equipaggiamento eccetera), ma non se ne fece nulla... e questo portò ad altri incidenti, come il famoso ammutinamento della corazzata Potëmkin. In questa situazione, l'entrata della Russia nel calderone della Prima guerra mondiale completò il disastro.
Nel febbraio del 1917 la polizia di San Pietroburgo aprì il fuoco contro la popolazione affamata (a causa della grave scarsità di cibo in città) e congelata (per il rigido inverno a cui si sommava una carenza di carbone e legna da ardere). Scoppiarono tumulti, mentre il popolo chiedeva a gran voce la fine della guerra e l'abdicazione dello Zar. Dopo un tentativo iniziale di mantenere il controllo, la capitale precipitò nel caos quando il Reggimento Volynskij (ben presto imitato da altre unità) si rifiutò di obbedire agli ordini. La Duma formò un governo democratico provvisorio e Nicola abdicò: la Duma offrì il trono a suo fratello Michail, che saggiamente declinò l'offerta. La democrazia che aveva sostituito l'impero fu presto sostituita a sua volta dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Europa-Asia (e brevemente un pezzo di Nordamerica)
Dimensioni
Circa 21,8 milioni di kmq
Popolazione
Circa 181,5 milioni
Capitale
Mosca, poi San Pietroburgo
Abilità esclusiva
Madre Russia
Quando fondi una nuova città ottieni territori extra. +1 Fede e +1 Produzione dalla tundra.
Contesto storico
Boiari, cosacchi, cupole a cipolla, paesaggi coperti di neve, la "desolata" Siberia, allegri servi della gleba, emozionanti composizioni, inverni interminabili e vodka ghiacciata. La Russia sembra romantica, ma in realtà la sua storia lo è un po' meno... specialmente se ascoltiamo la versione di quei servi. Con un piede in Europa e l'altro in Asia, la Russia ha influenzato il percorso del mondo come poche altre nazioni. Le sue radici affondano nella fondazione dell'insediamento di Novgorod da parte dei variaghi (vichinghi svedesi) e la creazione del regno della Rus' di Kiev intorno all'882 d.C. da parte di Oleg, che riuscì a sconfiggere slavi ilmeni, ugro-finnici, vepsi e voti che abitavano in quella regione. Ma qui le cronache si mescolano con miti e leggende: per restare alla storia vera e propria, cominceremo con l'ascesa del Granducato di Mosca.
Tutto cominciò con il principe Daniil Aleksandrovič, quarto e ultimo figlio del famoso Aleksander Nevskij: quando nel 1263 il vecchio padre morì infatti, Daniil (che aveva due anni) ricevette il meno importante dei suoi possedimenti, un principato piccolo e poco sviluppato chiamato Mosca. Daniil passò i decenni successivi a difendersi dagli avidi fratelli e a respingere i mongoli che arrivavano al galoppo da est. Nonostante tutte le dispute interne e le incursioni esterne, Daniil riuscì a mantenere il ducato quasi completamente fuori dalla generale carneficina (in effetti, la chiesa ortodossa lo canonizzò nel 1652 "per la sua mansuetudine, la sua umiltà e il suo amore per la pace"). Tra le altre cose, Daniil scelse di pagare un tributo all'Orda d'Oro, una decisione che si sarebbe rivelata azzeccata. Man mano che i parenti più o meno stretti morivano, il principe aggiunse "pacificamente" altri pezzi al suo territorio... al punto che quando San Daniil morì, nel 1303, Mosca divenne un "Granducato".
A Daniil fece seguito una serie di granduchi molto capaci, anche se non altrettanto pacifici. Ma fu il Granduca Ivan III (noto anche come "il Grande") a imporre la Moscovia sul palcoscenico mondiale. Durante il suo regno quarantennale (dal 1462 al 1505) triplicò la sua estensione annettendo tra gli altri il Granducato di Tver' e la repubblica di Novgorod, smise di pagare tributo all'Orda, creò un'amministrazione centrale semplice ma efficiente, limitò l'indipendenza dei boiari e rinnovò il Cremlino (la cittadella che fungeva da sede della dinastia di Rurik). Dopo aver consolidato il regno, Ivan si prese il titolo di Zar e di "sovrano di tutte le Russie". Anche se il primo a essere incoronato ufficialmente Zar sarà il nipote Ivan IV (amichevolmente soprannominato "il Terribile"), l'unione delle terre russe ebbe inizio con Ivan III.
Ivan IV era un megalomane e uno psicopatico, ma non si può negare che avesse avuto un'infanzia difficile. Alla morte del padre aveva tre anni ed era malaticcio, perciò fu necessario un lungo periodo di reggenza. Gli immancabili intrighi politici che ne seguirono fecero soffrire il giovane Ivan. Una volta raggiunta la maturità, le cose andarono di male in peggio... o, potremmo dire, in modo "terribile". Della sua vita personale sappiamo poco, se non che era di salute cagionevole e si sposò sei volte. Quando venne finalmente incoronato, Ivan diede il via a un programma per aumentare il suo potere a spese di più o meno qualsiasi altra cosa. La corte imperiale fu ripulita da qualsiasi nobile in grado di formulare un pensiero indipendente e riempita di servili sicofanti. L'esercito subì analoghe purghe. Ivan dichiarò che milioni di acri delle terre migliori erano Opričnina ("terre della corona") e quindi poste sotto il suo controllo esclusivo. L'abilità militare di Ivan fu più o meno pari a quella di filantropo: in pratica distrusse l'esercito, riducendo il paese in bancarotta con la disastrosa guerra di Livonia, che si trascinò per venticinque anni. Morì nel 1584... senza che nessuno lo rimpiangesse.
Una generazione più tardi, la dinastia Rurik fu sostituita da quella dei Romanov. Dopo la morte di Fëdor I (il figlio di Ivan IV), che non aveva figli maschi, la Russia precipitò nelle dispute di successione con il "Periodo dei Torbidi". Alla fine il parlamento russo elesse Zar Boris Godunov; questi regnò per sette anni, tormentato da una serie di impostori noti come "falsi Dmitrij" (ognuno sosteneva di essere il fratello minore di Fëdor, scomparso molti anni prima). Questo periodo, costellato tra l'altro dai tentativi avanzati da pretendenti stranieri, si chiuse finalmente nel 1613 quando i boiari misero sul trono Michail Romanov. Da quel momento i Romanov regnarono con una dinastia ininterrotta, finché gli ultimi di loro furono fucilati dai bolscevichi in una cantina di Ekaterinburg.
Il governo dei Romanov non fu tanto cattivo, se consideriamo le prestazioni medie dei despoti tirannici. In effetti, molti di loro si guadagnarono il soprannome di "Grande" e probabilmente molti altri l'avrebbero meritato, se non fosse che era già stato accaparrato da un predecessore omonimo. I primi Romanov riuscirono a stipulare trattati con la Svezia, la Confederazione polacco-lituana e i cosacchi ucraini, che accettarono di mettersi agli ordini dello Zar. Sfortunatamente le nuove condizione dei servi della gleba, ancora più restrittive, causarono molte ribellioni contadine come la rivolta del sale, la rivolta del rame e l'insurrezione di Mosca. Tutte queste vennero soffocate con i metodi in uso nell'epoca, così la Russia poté continuare a espandersi, in particolare attraverso la conquista e la colonizzazione della Siberia.
Poi arrivarono i Grandi. Pietro il Grande riuscì a procurarsi nuovi sbocchi sul mare con una serie di guerre vittoriose contro ottomani e svedesi, aprendo al paese una via d'accesso all'Europa. Così facendo trascinò a viva forza una Russia riluttante nel Rinascimento. Quarant'anni dopo la sua morte Caterina la Grande, che non era neppure nata in Russia, diede il via a quelli che tutti ritengono la sua età dell'oro, facendone una grande potenza europea... e poi, per qualche ragione imperscrutabile, cominciò la colonizzazione dell'Alaska. Alessandro I, noto come "il Beato", guidò la nazione attraverso gli sconvolgimenti delle guerre napoleoniche e sconfisse lo stesso Bonaparte (più che altro evitando la battaglia e dando ogni cosa alle fiamme davanti all'avanzata francese). Inoltre impelagò irrimediabilmente la Russia nella questione balcanica quando, nel 1821, scoppiò la guerra d'indipendenza greca. Poi toccò ad Alessandro "il Liberatore", che nonostante i molti risultati (il più famoso dei quali è appunto la "liberazione" dei servi) riuscì a farsi assassinare.
Durante questi anni la Russia sviluppò una cultura unica, con una tradizione di eccellenza nella letteratura, nella musica, nella danza e nell'architettura. Per secoli, prima che Pietro il Grande aprisse le porte all'influenza europea, il folklore e l'artigianato russo avevano avuto una componente distintamente slava, fortemente influenzata dal cristianesimo ortodosso. La prima e più importante campagna di proselitismo di Costantinopoli aveva portato molti missionari nella Rus' di Kiev; a metà del X secolo la chiesa greca ortodossa aveva convertito buona parte del popolo russo, e da lì in poi la sua diffusione sarebbe ulteriormente aumentata. Durante le dinastie Rurik e Romanov al crogiuolo culturale si sarebbero aggiunte altre influenze, in particolare scandinave e asiatiche. In seguito i viaggiatori russi avrebbero diffuso la cultura della loro madrepatria in tutto il globo, mostrando al mondo che anche loro sapevano apprezzare i piaceri più raffinati della vita.
In letteratura, la Bylina (narrativa poetica epica di tradizione orale) degli antichi slavi lasciò il posto ai grandi, torrenziali capolavori di Gogol', Dostoevskij e Tolstoj... senza dimenticare Čechov, che rispetto a quelli riuscì a esprimersi in modo un po' più conciso. Le semplici armonie della musica popolare, eseguite con balalaika, garmon (una fisarmonica diatonica) e žalejka (uno strumento a fiato ad ancia), attraverso una lunga evoluzione diedero vita alle lunghe e complesse composizioni di Glinka, Mussorgskij, Rimskij-Korsakov e Čajkovskij, forse il più grande compositore del tardo romanticismo. Danze contadine come il Khorovod e la Baryinja lasciarono il passo al balletto (introdotto a San Pietroburgo da Pietro il Grande), tanto amato dall'élite culturale.
Forse uno degli aspetti più riconoscibili della cultura russa è la sua architettura. Il cristianesimo ortodosso introdusse le forme bizantine, utilizzate negli unici edifici in pietra: fortificazioni e chiese. Quando Pietro il Grande aprì il paese all'Occidente e diede il via a un rinascimento delle arti, gli architetti russi svilupparono un gusto per il rococò. Sotto Caterina e gli Alessandri, la capitale San Pietroburgo fu trasformata in un museo di edifici neo-classici (prima dell'imposizione forzata dello stile sovietico).
La Russia, in confronto, ha prodotto pochi grandi pittori e scultori, ma il suo artigianato è famoso in tutto il mondo. Le bambole "Matrioska", inserite una nell'altra e riccamente decorate, ormai vengono costruite su larga scala per essere vendute ovunque. Le icone russe, dipinti religiosi su tavole di legno, sono entrate nella cultura slava con il cristianesimo ortodosso; piene di particolari e spesso decorate con foglia d'oro, sono diventate una forma d'arte a sé stante, tanto che fin dai tempi antichi molti grandi maestri si sono cimentati nella loro realizzazione. Infine, pochi conoscono il termine "Gzhel", ma la maggior parte delle persone è in grado di riconoscere il particolare stile di ceramiche a disegni blu a cui fa riferimento.
Dopo "il Liberatore" il trono passò al figlio Alessandro III, soprannominato "il Pacificatore", a cui fece seguito l'ultimo Romanov di Russia, Nicola II. Costui ereditò una Russia assediata da mille problemi, interni ed esteri. Nicola era fermamente convinto che il governo, benché autocratico, dovesse essere "benevolo", considerando lo Zar alla stregua di un "piccolo padre" del popolo. In ogni caso portò avanti le politiche di conservazione del padre, un errore esacerbato dal suo matrimonio con una principessa tedesca molto impopolare.
Nel 1900 la Russia aveva un disperato bisogno di riforme e di modernizzazione; quello che ottenne invece fu oppressione e bagni di sangue. Isolato dalla realtà da una schiera di sicofanti (tra cui lo sgradevole Grigorij Rasputin), Nicola non riuscì a sviluppare la produzione agricola o industriale, lasciando che la Russia scivolasse all'ultimo posto tra le nazioni europee. Ancora peggio, nonostante fosse rimasto benevolmente impressionato dalla democrazia inglese, non ebbe la forza di perseguire riforme politiche in un'epoca di grande scontento sociale. Infine si rese inviso alla Duma, un organo consultivo che egli stesso aveva creato.
Cercando di raddrizzare la traballante barca dello stato, Nicola II peggiorò ancor di più la situazione. La maggior parte dei sudditi lo incolpava di incidenti come la tragedia di Chodynka (1389 morti calpestati), la "Domenica di Sangue" (un eccidio di manifestanti disarmati), vari Pogrom antisemiti, la repressione della rivoluzione del 1905 e la sua tendenza a mettere a morte chi lo criticava apertamente. Inoltre riuscì a impelagare la Russia in disastrose campagne militari, subendo in particolare una sconfitta umiliante da parte del Giappone imperiale nel 1905. Era chiarissimo che l'esercito russo necessitasse urgentemente di essere modernizzato e riformato (nella tattica, l'addestramento, l'equipaggiamento eccetera), ma non se ne fece nulla... e questo portò ad altri incidenti, come il famoso ammutinamento della corazzata Potëmkin. In questa situazione, l'entrata della Russia nel calderone della Prima guerra mondiale completò il disastro.
Nel febbraio del 1917 la polizia di San Pietroburgo aprì il fuoco contro la popolazione affamata (a causa della grave scarsità di cibo in città) e congelata (per il rigido inverno a cui si sommava una carenza di carbone e legna da ardere). Scoppiarono tumulti, mentre il popolo chiedeva a gran voce la fine della guerra e l'abdicazione dello Zar. Dopo un tentativo iniziale di mantenere il controllo, la capitale precipitò nel caos quando il Reggimento Volynskij (ben presto imitato da altre unità) si rifiutò di obbedire agli ordini. La Duma formò un governo democratico provvisorio e Nicola abdicò: la Duma offrì il trono a suo fratello Michail, che saggiamente declinò l'offerta. La democrazia che aveva sostituito l'impero fu presto sostituita a sua volta dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.