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Civiltà

Leader

Introduzione

Abraham Lincoln

Alessandro

Amanitore

Ambiorix

Basilio II

Bà Triệu

Caterina de' Medici (la Magnifica)

Caterina de' Medici (Regina nera)

Chandragupta

Ciro

Cleopatra (Egiziana)

Cleopatra (Tolemaica)

Edvige

Elisabetta I

Federico Barbarossa

Filippo II

Gandhi

Genghis Khan

Gilgamesh

Gitarja

Giulio Cesare

Gorgo

Guglielmina

Hammurabi

Harald Hardrada (Konge)

Harald Hardrada (Variago)

Hojo Tokimune

Jayavarman VII

João III

John Curtin

Kublai Khan (Cina)

Kublai Khan (Mongolia)

Lautaro

Ludovico II

Menelik II

Montezuma

Mvemba a Nzinga

Nadir Shah

Nzinga Mbande

Pedro II

Pericle

Pietro

Poundmaker

Qin (Mandato divino)

Qin (Unificatore)

Ramses II

Robert Bruce

Saladino (Sultano)

Saladino (Visir)

Sejong

Seondeok

Shaka

Simón Bolívar

Tamara

Teddy Roosevelt (l'Alce)

Teddy Roosevelt (Rough Rider)

Teodora

Tokugawa

Tomiri

Traiano

Vittoria (Età dell'impero)

Vittoria (Età del vapore)

Wac-Chanil-Ahau

Wu Zetian

Yongle

Ambiorix
Abilità esclusiva

Re degli Eburoni

Quando addestri un'unità non civile la tua civiltà ottiene Cultura pari al 20% del costo dell'unità. Le unità da mischia, anti-cavalleria e a distanza ricevono +2 alla Forza di combattimento per ogni unità adiacente.

Riepilogo
Ambiorix produce un gran numero di unità con cui travolgere i nemici attraverso la costruzione strategica di miniere e il distretto esclusivo Oppidum.
Approccio dettagliato
I galli guidati da Ambiorix hanno due obiettivi principali: costruire miniere e sfruttare la Produzione conseguente per addestrare una miriade di unità. Il tratto caratteristico della civiltà gallica fornisce alle miniere dei bonus per la posizione oltre a Cultura e Turismo, il che significa che è imperativo costruirne il più possibile. In guerra, il tratto caratteristico di Ambiorix rende più forti le unità adiacenti tra loro: questo rende più potenti gli eserciti composti da molte unità. L'esercito gallico è ulteriormente rafforzato dal fatto che i suoi Gesati ricevono un bonus quando attaccano le città o le unità più forti di loro. Il distretto esclusivo, l'Oppidum, si sblocca molto presto e gode anch'esso di forti bonus per la posizione. La Gallia è un'ottima candidata per chi vuole perseguire una Vittoria per dominio, ma può rivelarsi adatta anche a uno stile di gioco che si concentra sulla cultura.
Contesto storico
Ambiorix è passato alla storia grazie al De bello Gallico di Giulio Cesare. Non sappiamo nulla della sua giovinezza, o che ne fu di lui dopo essere uscito dall'orizzonte di Cesare, ma grazie al generale romano il suo nome sopravvive ancora oggi (o meglio il suo soprannome, dato che Ambiorix è un titolo che significa "re in tutte le direzioni").

Ambiorix era uno dei due principi della tribù gallica degli Eburoni, nell'odierno Belgio, e condivideva il trono con Catuvolco, leader anziano della tribù. Quest'ultimo era più vecchio e forse più saggio, ma quando si trattò di affrontare l'occupazione romana della Gallia cedette comunque il comando ad Ambiorix. Dopo la sconfitta delle tribù che dominavano sugli Eburoni da parte di Giulio Cesare, le relazioni tra questi e i romani furono relativamente buone: l'intervento romano aveva infatti indebolito le tribù più potenti e portato alla liberazione di molti ostaggi. Ambiorix stesso ne aveva tratto un vantaggio diretto, dal momento che alcuni ostaggi liberati erano membri della sua famiglia.

Ma i romani erano pur sempre una forza di occupazione sul suolo gallico. La pazienza di Ambiorix si esaurì con l'arrivo dell'inverno, quando i romani imposero alle tribù di cedere una parte delle loro scorte per nutrire le guarnigioni, ben sapendo che il cibo era scarso a causa di una precedente siccità. Induziomaro, capo di una tribù confinante, decise finalmente che i romani erano di troppo anche quando erano amichevoli, esortando Ambiorix e gli altri galli a sollevarsi contro l'occupazione.

I due re mossero contro la guarnigione romana al comando di Sabino e Cotta, ma i galli non erano esperti nell'attacco di campi fortificati. Ambiorix capì subito che le normali tattiche di guerra non sarebbero state efficaci e che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Raggiunte le porte, chiese di negoziare con i comandanti romani. Abile mentitore, Ambiorix diede un grande spettacolo quando arrivarono. L'idea di attaccare non era stata sua: era il capo di una piccola tribù ed era obbligato a sottomettersi! I romani potevano ben capirlo, visto che in passato avevano contribuito a liberare una parte del suo popolo da quegli orribili gradassi. La sua stessa gente lo spingeva a combattere, perciò cosa poteva mai fare un re? Ambiorix proseguì avvertendo i comandanti che un attacco era imminente. Li avvisò che stavano arrivando i Germani, molto più forti e numerosi; i romani non avrebbero mai potuto affrontarli con una guarnigione così piccola. Ambiorix li esortò a lasciare il posto e raggiungere i loro alleati lontani, promettendo un passaggio sicuro attraverso le sue terre.

I romani credettero alla storia di Ambiorix. Dal loro punto di vista era improbabile che intendesse ingannarli, dal momento che gli Eburoni erano una piccola tribù: perché un topo avrebbe voluto attaccare un leone? Così si prepararono ad andarsene per dirigersi verso un'altra guarnigione. Nel frattempo Ambiorix preparò il suo attacco, organizzando una trappola lungo una gola che i romani avrebbero dovuto attraversare in marcia. I legionari lasciarono il forte all'alba, seguendo il percorso che Ambiorix aveva previsto. Non erano particolarmente all'erta, dato che pensavano che l'esercito ostile più vicino fosse quello dei "germani" di cui aveva parlato Ambiorix. Si sbagliavano.

Ambiorix aspettò che metà delle forze romane attraversasse la gola per dare il via all'attacco. I romani furono oggetto di un lancio di giavellotti: quando Sabino capì cosa stava succedendo, era troppo tardi. Chiese quindi di parlare con Ambiorix, che gli promise un passaggio sicuro se avesse raggiunto il capo gallico. A quanto pare Sabino non aveva imparato la lezione: Ambiorix lo uccise non appena arrivò. Alcuni sopravvissuti all'agguato tornarono al forte, ma in mancanza dei numeri necessari per difenderlo preferirono suicidarsi piuttosto che essere massacrati o catturati dal nemico. Altri sopravvissuti riuscirono a raggiungere una guarnigione vicina e avvertirono il comandante della doppiezza di Ambiorix, ma la notizia non sembrò raggiungere il resto dei romani e in particolare il loro comandante, il legato Cicerone.

Ambiorix e le sue truppe uccisero le forze romane all'esterno del campo di Cicerone, ma ancora una volta i galli non poterono sfondare le mura. Anziché continuare l'attacco alle porte, Ambiorix decise di provare a ingannare ancora una volta il comandante. Questa volta però non funzionò: Cicerone affermò che i romani non erano soliti accettare termini dal nemico e, mentre da un lato prendeva tempo, dall'altro inviò segretamente dei messaggeri in cerca d'aiuto. Ben presto Giulio Cesare si mise in marcia per affrontare Ambiorix.

Questa volta furono i romani a preparare una trappola. Quando Ambiorix, ancora euforico per la precedente vittoria, vide che Cesare era accompagnato da un piccolo esercito, si sentì abbastanza sicuro da attaccarlo. Gli uomini di Cesare sembravano riluttanti a combattere e il forte che avevano costruito era di dimensioni ridotte. Ma quando Ambiorix ordinò l'attacco fu colto di sorpresa: il "piccolo" forte nascondeva un grosso contingente di cavalleria. La maggior parte del suo esercito fu spazzata via e Ambiorix stesso sfuggì a malapena alla cattura. Il condottiero gallico scomparve oltreconfine, portando con sé solo un pugno degli uomini più fidati, e di lui non si seppe mai più nulla.

Cesare non apprezzò il fatto di essere stato privato della soddisfazione di uccidere Ambiorix. Inoltre non tollerava ribellioni né inganni (a eccezione dei propri, naturalmente). Così distrusse gli Eburoni con una combinazione di azioni militari e interrompendo i loro approvvigionamenti di cibo, riducendoli al punto che il re Catuvolco, rimasto solo, si uccise col veleno, ponendo così fine alle ultime vestigia della sventurata tribù.
icon_leader_default
Vieni, nemico. Invia un ambasciatore, perché devo dirgli qualcosa che sarà di beneficio a entrambi.

Tratti caratteristici

Civiltà
icon_civilization_unknown
Galli

Preferenze

Agende
Flagello di Roma
Apprezza un gran numero di unità militari, disprezza le civiltà che hanno eserciti minuscoli.
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Vieni, nemico. Invia un ambasciatore, perché devo dirgli qualcosa che sarà di beneficio a entrambi.

Tratti caratteristici

Civiltà
icon_civilization_unknown
Galli

Preferenze

Agende
Flagello di Roma
Apprezza un gran numero di unità militari, disprezza le civiltà che hanno eserciti minuscoli.
Abilità esclusiva

Re degli Eburoni

Quando addestri un'unità non civile la tua civiltà ottiene Cultura pari al 20% del costo dell'unità. Le unità da mischia, anti-cavalleria e a distanza ricevono +2 alla Forza di combattimento per ogni unità adiacente.

Riepilogo
Ambiorix produce un gran numero di unità con cui travolgere i nemici attraverso la costruzione strategica di miniere e il distretto esclusivo Oppidum.
Approccio dettagliato
I galli guidati da Ambiorix hanno due obiettivi principali: costruire miniere e sfruttare la Produzione conseguente per addestrare una miriade di unità. Il tratto caratteristico della civiltà gallica fornisce alle miniere dei bonus per la posizione oltre a Cultura e Turismo, il che significa che è imperativo costruirne il più possibile. In guerra, il tratto caratteristico di Ambiorix rende più forti le unità adiacenti tra loro: questo rende più potenti gli eserciti composti da molte unità. L'esercito gallico è ulteriormente rafforzato dal fatto che i suoi Gesati ricevono un bonus quando attaccano le città o le unità più forti di loro. Il distretto esclusivo, l'Oppidum, si sblocca molto presto e gode anch'esso di forti bonus per la posizione. La Gallia è un'ottima candidata per chi vuole perseguire una Vittoria per dominio, ma può rivelarsi adatta anche a uno stile di gioco che si concentra sulla cultura.
Contesto storico
Ambiorix è passato alla storia grazie al De bello Gallico di Giulio Cesare. Non sappiamo nulla della sua giovinezza, o che ne fu di lui dopo essere uscito dall'orizzonte di Cesare, ma grazie al generale romano il suo nome sopravvive ancora oggi (o meglio il suo soprannome, dato che Ambiorix è un titolo che significa "re in tutte le direzioni").

Ambiorix era uno dei due principi della tribù gallica degli Eburoni, nell'odierno Belgio, e condivideva il trono con Catuvolco, leader anziano della tribù. Quest'ultimo era più vecchio e forse più saggio, ma quando si trattò di affrontare l'occupazione romana della Gallia cedette comunque il comando ad Ambiorix. Dopo la sconfitta delle tribù che dominavano sugli Eburoni da parte di Giulio Cesare, le relazioni tra questi e i romani furono relativamente buone: l'intervento romano aveva infatti indebolito le tribù più potenti e portato alla liberazione di molti ostaggi. Ambiorix stesso ne aveva tratto un vantaggio diretto, dal momento che alcuni ostaggi liberati erano membri della sua famiglia.

Ma i romani erano pur sempre una forza di occupazione sul suolo gallico. La pazienza di Ambiorix si esaurì con l'arrivo dell'inverno, quando i romani imposero alle tribù di cedere una parte delle loro scorte per nutrire le guarnigioni, ben sapendo che il cibo era scarso a causa di una precedente siccità. Induziomaro, capo di una tribù confinante, decise finalmente che i romani erano di troppo anche quando erano amichevoli, esortando Ambiorix e gli altri galli a sollevarsi contro l'occupazione.

I due re mossero contro la guarnigione romana al comando di Sabino e Cotta, ma i galli non erano esperti nell'attacco di campi fortificati. Ambiorix capì subito che le normali tattiche di guerra non sarebbero state efficaci e che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Raggiunte le porte, chiese di negoziare con i comandanti romani. Abile mentitore, Ambiorix diede un grande spettacolo quando arrivarono. L'idea di attaccare non era stata sua: era il capo di una piccola tribù ed era obbligato a sottomettersi! I romani potevano ben capirlo, visto che in passato avevano contribuito a liberare una parte del suo popolo da quegli orribili gradassi. La sua stessa gente lo spingeva a combattere, perciò cosa poteva mai fare un re? Ambiorix proseguì avvertendo i comandanti che un attacco era imminente. Li avvisò che stavano arrivando i Germani, molto più forti e numerosi; i romani non avrebbero mai potuto affrontarli con una guarnigione così piccola. Ambiorix li esortò a lasciare il posto e raggiungere i loro alleati lontani, promettendo un passaggio sicuro attraverso le sue terre.

I romani credettero alla storia di Ambiorix. Dal loro punto di vista era improbabile che intendesse ingannarli, dal momento che gli Eburoni erano una piccola tribù: perché un topo avrebbe voluto attaccare un leone? Così si prepararono ad andarsene per dirigersi verso un'altra guarnigione. Nel frattempo Ambiorix preparò il suo attacco, organizzando una trappola lungo una gola che i romani avrebbero dovuto attraversare in marcia. I legionari lasciarono il forte all'alba, seguendo il percorso che Ambiorix aveva previsto. Non erano particolarmente all'erta, dato che pensavano che l'esercito ostile più vicino fosse quello dei "germani" di cui aveva parlato Ambiorix. Si sbagliavano.

Ambiorix aspettò che metà delle forze romane attraversasse la gola per dare il via all'attacco. I romani furono oggetto di un lancio di giavellotti: quando Sabino capì cosa stava succedendo, era troppo tardi. Chiese quindi di parlare con Ambiorix, che gli promise un passaggio sicuro se avesse raggiunto il capo gallico. A quanto pare Sabino non aveva imparato la lezione: Ambiorix lo uccise non appena arrivò. Alcuni sopravvissuti all'agguato tornarono al forte, ma in mancanza dei numeri necessari per difenderlo preferirono suicidarsi piuttosto che essere massacrati o catturati dal nemico. Altri sopravvissuti riuscirono a raggiungere una guarnigione vicina e avvertirono il comandante della doppiezza di Ambiorix, ma la notizia non sembrò raggiungere il resto dei romani e in particolare il loro comandante, il legato Cicerone.

Ambiorix e le sue truppe uccisero le forze romane all'esterno del campo di Cicerone, ma ancora una volta i galli non poterono sfondare le mura. Anziché continuare l'attacco alle porte, Ambiorix decise di provare a ingannare ancora una volta il comandante. Questa volta però non funzionò: Cicerone affermò che i romani non erano soliti accettare termini dal nemico e, mentre da un lato prendeva tempo, dall'altro inviò segretamente dei messaggeri in cerca d'aiuto. Ben presto Giulio Cesare si mise in marcia per affrontare Ambiorix.

Questa volta furono i romani a preparare una trappola. Quando Ambiorix, ancora euforico per la precedente vittoria, vide che Cesare era accompagnato da un piccolo esercito, si sentì abbastanza sicuro da attaccarlo. Gli uomini di Cesare sembravano riluttanti a combattere e il forte che avevano costruito era di dimensioni ridotte. Ma quando Ambiorix ordinò l'attacco fu colto di sorpresa: il "piccolo" forte nascondeva un grosso contingente di cavalleria. La maggior parte del suo esercito fu spazzata via e Ambiorix stesso sfuggì a malapena alla cattura. Il condottiero gallico scomparve oltreconfine, portando con sé solo un pugno degli uomini più fidati, e di lui non si seppe mai più nulla.

Cesare non apprezzò il fatto di essere stato privato della soddisfazione di uccidere Ambiorix. Inoltre non tollerava ribellioni né inganni (a eccezione dei propri, naturalmente). Così distrusse gli Eburoni con una combinazione di azioni militari e interrompendo i loro approvvigionamenti di cibo, riducendoli al punto che il re Catuvolco, rimasto solo, si uccise col veleno, ponendo così fine alle ultime vestigia della sventurata tribù.
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