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Leader

Persia
Abilità esclusiva

Satrapie

+1 capacità Rotte commerciali con il Progresso civico Filosofia politica. Ricevi +2 Oro e +1 Cultura dalle Rotte che collegano due città che ti appartengono. Nel tuo territorio le strade facilitano il movimento come se fossero di un livello più avanzate.

Contesto storico
Al suo apice, l'impero persiano includeva gran parte della Mesopotamia, l'Asia minore, le coste del Mar Nero, una parte dell'Asia centrale (più o meno corrispondente all'odierno Afghanistan), una parte dei monti del Caucaso, l'Egitto, la Tracia e la Macedonia. Per quasi due secoli la Persia dominò la "culla della civiltà", finché un giovanissimo macedone di nome Alessandro spazzò via la più grande potenza mondiale in meno di quattro anni.

L'improbabile ascesa dell'impero persiano fu altrettanto notevole del suo clamoroso collasso. Secondo diverse fonti (non proprio affidabili), tutto ebbe inizio perché il giovane Ciro II non riusciva proprio ad andare d'accordo col nonno Astiage. Per dirla tutta, il vecchio re cercò di far uccidere Ciro alla nascita... perciò, quando si proclamò re di Persia nel 546 a.C., quelle del nonno ebbero il primo posto nella lista di Ciro delle terre da conquistare. Intorno al 540 a.C. Ciro travolse la Lidia, un anno dopo entrò trionfalmente a Babilonia: a questo punto dominava un impero che andava dai confini dell'Egitto fino alle rive del Mar Nero e comprendeva l'intera Mesopotamia antica.

Secondo tutte le fonti, Ciro II (ormai noto come "Ciro il Grande" o "il re dei re") fu un monarca relativamente illuminato, considerati i suoi tempi. L'impero persiano fu il primo della storia a riunire una varietà di gruppi etnici sulla base di una suddivisione equa dei diritti e delle responsabilità, a patto che tutti i sudditi pagassero i tributi e mantenessero la pace. Ciro istituì un sistema di nobili locali, chiamati satrapi, affinché governassero in autonomia ogni provincia, promettendo di non interferire nei costumi, nella religione e nelle economie locali dei popoli conquistati. Inoltre costruì delle fortezze lungo i confini orientali per limitare le scorribande dei barbari delle steppe, come gli sciti, che potrebbero (ma non è certo) essere stati la causa della sua morte prematura, avvenuta nel 530 a.C.

A Ciro succedette il figlio Cambise II, che fece prontamente assassinare il fratello Bardiya per assicurarsi un potere indiscusso. Com'era nello stile del tempo, al fratricidio fece seguire un'invasione. Cambise entrò in Egitto con i suoi eserciti nel 525 a.C., riportando due vittorie a Pelusio e Menfi, ma l'assalto alle vicine Cartagine e Nubia non ebbe altrettanta fortuna. Nonostante questo, il ricco Egitto rappresentava comunque un'aggiunta preziosa all'impero persiano. Nel mezzo di tutte queste campagne militari, Cambise ricevette la notizia di una ribellione contro di lui guidata dal fratello Bardiya... proprio quello che aveva fatto uccidere. Sulla via del ritorno, Cambise stesso morì in circostanze misteriose.

Forse non è un caso che Dario, un lontano parente di Cambise (nonché un generale persiano che aveva accesso al re intorno al periodo della sua morte) sostenne che Cambise si era tolto la vita per la disperazione. A questo punto Dario portò le sue truppe in Media e uccise Bardiya, sostenendo che fosse un impostore. In assenza di una linea chiara di successione, Dario si impossessò del trono, al che diverse province si ribellarono immediatamente. Dopo aver combattuto 19 battaglie in un solo anno, Dario soffocò la maggior parte di queste rivolte.

Finalmente la calma tornò nell'impero e Dario poté dedicarsi alle riforme: nel 521 a.C. aveva riorganizzato l'amministrazione, proclamato l'aramaico lingua ufficiale del vasto impero e uniformato il sistema monetario sulla base del "darico", dal momento che auto-dedicarsi una moneta è da sempre uno dei vantaggi della (presunta) usurpazione. Sotto Dario l'impero standardizzò pesi e misure e diede vita a un programma di costruzione di strade, tra cui il restauro e completamento della famosa "Via Reale" tra Susa e Sardi, lunga 2699 km. Inoltre venne iniziata la costruzione di grandi opere pubbliche nelle città di Susa, Babilonia, Menfi, Pasargade e nuova Persepoli.

Nel 516 a.C. Dario giudicò il suo governo abbastanza stabile da permettergli di invadere la lontana valle dell'Indo, che conquistò nel giro di un anno. Dopo aver nominato il greco Scilace affinché governasse come satrapo dalla città di Gandhara, Dario decise di riorganizzare l'impero. Così lo divise in 20 province governate da satrapi da lui nominati (solitamente fra i suoi parenti), con il dovere di pagare un tributo fisso. Per impedire che i satrapi accumulassero potere sufficiente a minacciare una ribellione, Dario nominò comandanti militari separati, che rispondevano solo a lui. Le spie imperiali (note come "orecchie del re") controllavano sia i satrapi sia i comandanti militari, facendogli regolari rapporti.

Tornato vittorioso dall'India, Dario (ormai noto come "il Grande") rivolse l'attenzione agli sciti. I barbari a cavallo continuarono a rifiutare la battaglia in campo aperto, ma furono comunque costretti a ritirarsi perdendo le migliori terre da pascolo, molte mandrie e parecchi alleati. Dopo un mese di marcia in terre selvagge, comunque, la fanteria persiana soffriva per la fatica e le privazioni: Dario, temendo che proseguire la campagna gli avrebbe portato solo nuove perdite e convinto di aver inflitto danni sufficienti agli sciti, fece fermare l'esercito sulle rive del fiume Oarus. Secondo Erodoto fece costruire "otto grandi forti, posti ognuno a una certa distanza dagli altri". Dopo aver proclamato vittoria per questa specie di stallo, Dario partì alla volta dell'Europa per cercare nemici meno sfuggenti.

La spedizione iniziò con la traversata dell'Ellesponto. Al primo contatto di Dario con la complicata politica greca fece seguito l'invasione della Tracia, seguita a sua volta dalla cattura di alcune città-stato nel nord dell'Egeo. La Macedonia si sottomise volontariamente alla Persia, trasformandosi in regno vassallo. Dario lasciò che il generale Megabizo chiudesse i conti con la Tracia mentre tornava a Sardi per rilassarsi un po', ma poco dopo diverse città greche della Ionia si ribellarono e nel 498 a.C., supportata da Atene ed Eretria, una coalizione di forze ionie catturò e diede alle fiamme Sardi.

Quando la rivolta della Ionia fu finalmente soffocata, Dario inviò il genero a riconquistare la Tracia e la Macedonia nel 492 a.C., dopodiché inviò una spedizione in Grecia per obbligare Eretria e Atene a sottomettersi. Dopo essere passati da un'isola all'altra attraverso l'Egeo, soggiogando Naxos lungo il cammino, nel 490 a.C. i persiani assediarono, catturarono e bruciarono Eretria. Fatto questo marciarono verso sud lungo la costa dell'Attica per fare lo stesso con Atene, ma furono sonoramente sconfitti a Maratona da un'alleanza greca forte di 30.000 soldati. Dario cominciò immediatamente i preparativi per un'altra invasione, che stavolta avrebbe comandato personalmente, ma morì tre anni dopo.

I suoi successori, a partire dal figlio Serse I, si trovarono a dover affrontare il problema di questi tenaci greci... e, nonostante governassero il più grande impero del mondo, riuscirono a fare un pasticcio.

Per prima cosa Serse soffocò una rivolta in Egitto: a differenza dei suoi predecessori, però, riservò un trattamento duro alla provincia ribelle, rimuovendo i leader locali e imponendo il controllo diretto sulla cittadinanza da parte dei persiani. La stessa cosa accadde ai babilonesi, dopo che si furono ribellati nel 482 a.C. Infine Serse condusse un grande esercito nel nord della Grecia, coadiuvato da una grande flotta. Le città-stato sul suo cammino caddero facilmente una dopo l'altra; nonostante l'eroica difesa di spartani e beoti alle Termopili, i greci non poterono impedire all'esercito di Serse di marciare su Atene e saccheggiare la più importante città-stato della Grecia.

Ma gli ateniesi avevano evacuato la città prima dell'arrivo dei persiani, e la loro flotta rimaneva potente. Serse poté sperimentare tale potenza nella battaglia di Salamina, nel 480 a.C., in cui 370 triremi greche sconfissero sonoramente 800 galee persiane, distruggendone circa 300 al costo di sole 40 navi greche. Questa sconfitta ritardò di un anno l'offensiva persiana in Grecia, dando ai greci il tempo di rafforzare le proprie difese contro gli invasori. Serse fu obbligato a tornare in Persia, lasciando il comando al generale Mardonio, contro cui i greci riportarono diverse importanti vittorie navali e terrestri. Quando Mardonio rimase ucciso nella battaglia di Platea, la campagna finì e i persiani sopravvissuti si ritirarono dalla Grecia in ordine sparso.

Serse non organizzò mai più altre spedizioni contro la Grecia, anche se, più che a una mancanza di interesse, questo fu dovuto al suo assassinio. Nel 465 a.C. infatti cadde vittima di un complotto organizzato dal comandante della sua stessa guardia reale, che a sua volta finì ucciso da suo figlio Artaserse.

Dal 465 al 404 a.C. la Persia fu governata da Artaserse I, Serse II e Dario II, tre re deboli e privi di ispirazione. Alla fine del V secolo a.C. i persiani riacquistarono un po' di potere nell'Egeo, riuscendo a mettere i greci uno contro l'altro durante la lunga guerra del Peloponneso che contrappose Atene e Sparta. D'altro canto, una rivolta scoppiata in Egitto nel 405 a.C. sottrasse il paese al controllo persiano per più di 50 anni.

A Dario II succedette Artaserse II, che governò per 45 anni. Durante il suo lungo regno Artaserse II combatté una guerra contro Sparta, ancora una volta per disputarsi il controllo delle colonie greche in Asia minore. La Persia si alleò con gli ateniesi (che stavano riprendendosi dalla loro catastrofica sconfitta nella guerra del Peloponneso) e Sparta dovette accettare i loro termini.

Nonostante questi occasionali successi, nel corso del IV secolo a.C. la Persia divenne sempre più debole e disorganizzata. Nel 373 a.C. un gruppo di satrapi si rivoltò. La ribellione fu soffocata, ma a questa ne fecero seguito altre, sempre più frequenti, mentre la posizione del re si faceva sempre più instabile. Nel 359 a.C. Artaserse III conquistò il trono con un complotto, e nel tentativo di rafforzare la sua posizione uccise rapidamente tutti i suoi parenti. Nel 338 a.C. fu avvelenato su ordine dell'eunuco Bagoas, che affidò il regno al figlio minore di Artaserse, Arsete. Questi a sua volta cercò di uccidere Bagoas, ma il tentativo fallì e portò alla morte di Arsete stesso. A questo punto Bagoas mise sul trono Dario III.

Già satrapo dell'Armenia, Dario III poteva vantare solo un tenue legame di parentela con i re appena morti... ma tutti i parenti più vicini erano già stati uccisi. È difficile dire se fosse un buon governante, dal momento che quando salì al trono l'impero persiano era andato costantemente in declino per più di un secolo. Le sue diverse parti erano in ribellione pressoché perpetua contro un governo centrale sempre più impotente. Gli intrighi di palazzo impedivano ulteriormente l'azione del re che, se voleva sopravvivere, doveva passare più tempo a proteggersi le spalle di quanto potesse dedicare agli interessi dell'impero. In circostanze simili, qualsiasi leader avrebbe avuto parecchi problemi a governare.

Per quanto le cose potessero andare male in casa, non erano nulla in confronto ai problemi che si dirigevano alla sua volta dall'altra parte dell'Ellesponto. Nel 336 a.C. un giovane re macedone di nome Alessandro, che sarebbe stato soprannominato "Magno", decise di rovesciare il barcollante impero persiano. Dario lo affrontò più volte in battaglia, spesso alla testa di forze numericamente soverchianti, ma Alessandro si limitò a distruggere i suoi eserciti uno dopo l'altro. La capitale persiana di Persepoli cadde nelle mani di Alessandro nel 330 a.C.; nello stesso anno Dario fu assassinato. L'ultimo "re dei re" achemenidi era caduto.
PortraitSquare
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Tratti caratteristici

Leader
icon_leader_default
Ciro
icon_leader_default
Nadir Shah
Unità speciali
icon_civilization_unknown
Immortale
Infrastruttura speciale
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Pairidaeza

Geografia & Dati sociali

Posizione
Asia e Africa
Dimensioni
Al suo apice, 5,5 milioni di kmq
Popolazione
35 milioni al suo apice (stima)
Capitale
Pasargade, Babilonia, Persepoli
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Tratti caratteristici

Leader
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Ciro
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Nadir Shah
Unità speciali
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Immortale
Infrastruttura speciale
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Pairidaeza

Geografia & Dati sociali

Posizione
Asia e Africa
Dimensioni
Al suo apice, 5,5 milioni di kmq
Popolazione
35 milioni al suo apice (stima)
Capitale
Pasargade, Babilonia, Persepoli
Abilità esclusiva

Satrapie

+1 capacità Rotte commerciali con il Progresso civico Filosofia politica. Ricevi +2 Oro e +1 Cultura dalle Rotte che collegano due città che ti appartengono. Nel tuo territorio le strade facilitano il movimento come se fossero di un livello più avanzate.

Contesto storico
Al suo apice, l'impero persiano includeva gran parte della Mesopotamia, l'Asia minore, le coste del Mar Nero, una parte dell'Asia centrale (più o meno corrispondente all'odierno Afghanistan), una parte dei monti del Caucaso, l'Egitto, la Tracia e la Macedonia. Per quasi due secoli la Persia dominò la "culla della civiltà", finché un giovanissimo macedone di nome Alessandro spazzò via la più grande potenza mondiale in meno di quattro anni.

L'improbabile ascesa dell'impero persiano fu altrettanto notevole del suo clamoroso collasso. Secondo diverse fonti (non proprio affidabili), tutto ebbe inizio perché il giovane Ciro II non riusciva proprio ad andare d'accordo col nonno Astiage. Per dirla tutta, il vecchio re cercò di far uccidere Ciro alla nascita... perciò, quando si proclamò re di Persia nel 546 a.C., quelle del nonno ebbero il primo posto nella lista di Ciro delle terre da conquistare. Intorno al 540 a.C. Ciro travolse la Lidia, un anno dopo entrò trionfalmente a Babilonia: a questo punto dominava un impero che andava dai confini dell'Egitto fino alle rive del Mar Nero e comprendeva l'intera Mesopotamia antica.

Secondo tutte le fonti, Ciro II (ormai noto come "Ciro il Grande" o "il re dei re") fu un monarca relativamente illuminato, considerati i suoi tempi. L'impero persiano fu il primo della storia a riunire una varietà di gruppi etnici sulla base di una suddivisione equa dei diritti e delle responsabilità, a patto che tutti i sudditi pagassero i tributi e mantenessero la pace. Ciro istituì un sistema di nobili locali, chiamati satrapi, affinché governassero in autonomia ogni provincia, promettendo di non interferire nei costumi, nella religione e nelle economie locali dei popoli conquistati. Inoltre costruì delle fortezze lungo i confini orientali per limitare le scorribande dei barbari delle steppe, come gli sciti, che potrebbero (ma non è certo) essere stati la causa della sua morte prematura, avvenuta nel 530 a.C.

A Ciro succedette il figlio Cambise II, che fece prontamente assassinare il fratello Bardiya per assicurarsi un potere indiscusso. Com'era nello stile del tempo, al fratricidio fece seguire un'invasione. Cambise entrò in Egitto con i suoi eserciti nel 525 a.C., riportando due vittorie a Pelusio e Menfi, ma l'assalto alle vicine Cartagine e Nubia non ebbe altrettanta fortuna. Nonostante questo, il ricco Egitto rappresentava comunque un'aggiunta preziosa all'impero persiano. Nel mezzo di tutte queste campagne militari, Cambise ricevette la notizia di una ribellione contro di lui guidata dal fratello Bardiya... proprio quello che aveva fatto uccidere. Sulla via del ritorno, Cambise stesso morì in circostanze misteriose.

Forse non è un caso che Dario, un lontano parente di Cambise (nonché un generale persiano che aveva accesso al re intorno al periodo della sua morte) sostenne che Cambise si era tolto la vita per la disperazione. A questo punto Dario portò le sue truppe in Media e uccise Bardiya, sostenendo che fosse un impostore. In assenza di una linea chiara di successione, Dario si impossessò del trono, al che diverse province si ribellarono immediatamente. Dopo aver combattuto 19 battaglie in un solo anno, Dario soffocò la maggior parte di queste rivolte.

Finalmente la calma tornò nell'impero e Dario poté dedicarsi alle riforme: nel 521 a.C. aveva riorganizzato l'amministrazione, proclamato l'aramaico lingua ufficiale del vasto impero e uniformato il sistema monetario sulla base del "darico", dal momento che auto-dedicarsi una moneta è da sempre uno dei vantaggi della (presunta) usurpazione. Sotto Dario l'impero standardizzò pesi e misure e diede vita a un programma di costruzione di strade, tra cui il restauro e completamento della famosa "Via Reale" tra Susa e Sardi, lunga 2699 km. Inoltre venne iniziata la costruzione di grandi opere pubbliche nelle città di Susa, Babilonia, Menfi, Pasargade e nuova Persepoli.

Nel 516 a.C. Dario giudicò il suo governo abbastanza stabile da permettergli di invadere la lontana valle dell'Indo, che conquistò nel giro di un anno. Dopo aver nominato il greco Scilace affinché governasse come satrapo dalla città di Gandhara, Dario decise di riorganizzare l'impero. Così lo divise in 20 province governate da satrapi da lui nominati (solitamente fra i suoi parenti), con il dovere di pagare un tributo fisso. Per impedire che i satrapi accumulassero potere sufficiente a minacciare una ribellione, Dario nominò comandanti militari separati, che rispondevano solo a lui. Le spie imperiali (note come "orecchie del re") controllavano sia i satrapi sia i comandanti militari, facendogli regolari rapporti.

Tornato vittorioso dall'India, Dario (ormai noto come "il Grande") rivolse l'attenzione agli sciti. I barbari a cavallo continuarono a rifiutare la battaglia in campo aperto, ma furono comunque costretti a ritirarsi perdendo le migliori terre da pascolo, molte mandrie e parecchi alleati. Dopo un mese di marcia in terre selvagge, comunque, la fanteria persiana soffriva per la fatica e le privazioni: Dario, temendo che proseguire la campagna gli avrebbe portato solo nuove perdite e convinto di aver inflitto danni sufficienti agli sciti, fece fermare l'esercito sulle rive del fiume Oarus. Secondo Erodoto fece costruire "otto grandi forti, posti ognuno a una certa distanza dagli altri". Dopo aver proclamato vittoria per questa specie di stallo, Dario partì alla volta dell'Europa per cercare nemici meno sfuggenti.

La spedizione iniziò con la traversata dell'Ellesponto. Al primo contatto di Dario con la complicata politica greca fece seguito l'invasione della Tracia, seguita a sua volta dalla cattura di alcune città-stato nel nord dell'Egeo. La Macedonia si sottomise volontariamente alla Persia, trasformandosi in regno vassallo. Dario lasciò che il generale Megabizo chiudesse i conti con la Tracia mentre tornava a Sardi per rilassarsi un po', ma poco dopo diverse città greche della Ionia si ribellarono e nel 498 a.C., supportata da Atene ed Eretria, una coalizione di forze ionie catturò e diede alle fiamme Sardi.

Quando la rivolta della Ionia fu finalmente soffocata, Dario inviò il genero a riconquistare la Tracia e la Macedonia nel 492 a.C., dopodiché inviò una spedizione in Grecia per obbligare Eretria e Atene a sottomettersi. Dopo essere passati da un'isola all'altra attraverso l'Egeo, soggiogando Naxos lungo il cammino, nel 490 a.C. i persiani assediarono, catturarono e bruciarono Eretria. Fatto questo marciarono verso sud lungo la costa dell'Attica per fare lo stesso con Atene, ma furono sonoramente sconfitti a Maratona da un'alleanza greca forte di 30.000 soldati. Dario cominciò immediatamente i preparativi per un'altra invasione, che stavolta avrebbe comandato personalmente, ma morì tre anni dopo.

I suoi successori, a partire dal figlio Serse I, si trovarono a dover affrontare il problema di questi tenaci greci... e, nonostante governassero il più grande impero del mondo, riuscirono a fare un pasticcio.

Per prima cosa Serse soffocò una rivolta in Egitto: a differenza dei suoi predecessori, però, riservò un trattamento duro alla provincia ribelle, rimuovendo i leader locali e imponendo il controllo diretto sulla cittadinanza da parte dei persiani. La stessa cosa accadde ai babilonesi, dopo che si furono ribellati nel 482 a.C. Infine Serse condusse un grande esercito nel nord della Grecia, coadiuvato da una grande flotta. Le città-stato sul suo cammino caddero facilmente una dopo l'altra; nonostante l'eroica difesa di spartani e beoti alle Termopili, i greci non poterono impedire all'esercito di Serse di marciare su Atene e saccheggiare la più importante città-stato della Grecia.

Ma gli ateniesi avevano evacuato la città prima dell'arrivo dei persiani, e la loro flotta rimaneva potente. Serse poté sperimentare tale potenza nella battaglia di Salamina, nel 480 a.C., in cui 370 triremi greche sconfissero sonoramente 800 galee persiane, distruggendone circa 300 al costo di sole 40 navi greche. Questa sconfitta ritardò di un anno l'offensiva persiana in Grecia, dando ai greci il tempo di rafforzare le proprie difese contro gli invasori. Serse fu obbligato a tornare in Persia, lasciando il comando al generale Mardonio, contro cui i greci riportarono diverse importanti vittorie navali e terrestri. Quando Mardonio rimase ucciso nella battaglia di Platea, la campagna finì e i persiani sopravvissuti si ritirarono dalla Grecia in ordine sparso.

Serse non organizzò mai più altre spedizioni contro la Grecia, anche se, più che a una mancanza di interesse, questo fu dovuto al suo assassinio. Nel 465 a.C. infatti cadde vittima di un complotto organizzato dal comandante della sua stessa guardia reale, che a sua volta finì ucciso da suo figlio Artaserse.

Dal 465 al 404 a.C. la Persia fu governata da Artaserse I, Serse II e Dario II, tre re deboli e privi di ispirazione. Alla fine del V secolo a.C. i persiani riacquistarono un po' di potere nell'Egeo, riuscendo a mettere i greci uno contro l'altro durante la lunga guerra del Peloponneso che contrappose Atene e Sparta. D'altro canto, una rivolta scoppiata in Egitto nel 405 a.C. sottrasse il paese al controllo persiano per più di 50 anni.

A Dario II succedette Artaserse II, che governò per 45 anni. Durante il suo lungo regno Artaserse II combatté una guerra contro Sparta, ancora una volta per disputarsi il controllo delle colonie greche in Asia minore. La Persia si alleò con gli ateniesi (che stavano riprendendosi dalla loro catastrofica sconfitta nella guerra del Peloponneso) e Sparta dovette accettare i loro termini.

Nonostante questi occasionali successi, nel corso del IV secolo a.C. la Persia divenne sempre più debole e disorganizzata. Nel 373 a.C. un gruppo di satrapi si rivoltò. La ribellione fu soffocata, ma a questa ne fecero seguito altre, sempre più frequenti, mentre la posizione del re si faceva sempre più instabile. Nel 359 a.C. Artaserse III conquistò il trono con un complotto, e nel tentativo di rafforzare la sua posizione uccise rapidamente tutti i suoi parenti. Nel 338 a.C. fu avvelenato su ordine dell'eunuco Bagoas, che affidò il regno al figlio minore di Artaserse, Arsete. Questi a sua volta cercò di uccidere Bagoas, ma il tentativo fallì e portò alla morte di Arsete stesso. A questo punto Bagoas mise sul trono Dario III.

Già satrapo dell'Armenia, Dario III poteva vantare solo un tenue legame di parentela con i re appena morti... ma tutti i parenti più vicini erano già stati uccisi. È difficile dire se fosse un buon governante, dal momento che quando salì al trono l'impero persiano era andato costantemente in declino per più di un secolo. Le sue diverse parti erano in ribellione pressoché perpetua contro un governo centrale sempre più impotente. Gli intrighi di palazzo impedivano ulteriormente l'azione del re che, se voleva sopravvivere, doveva passare più tempo a proteggersi le spalle di quanto potesse dedicare agli interessi dell'impero. In circostanze simili, qualsiasi leader avrebbe avuto parecchi problemi a governare.

Per quanto le cose potessero andare male in casa, non erano nulla in confronto ai problemi che si dirigevano alla sua volta dall'altra parte dell'Ellesponto. Nel 336 a.C. un giovane re macedone di nome Alessandro, che sarebbe stato soprannominato "Magno", decise di rovesciare il barcollante impero persiano. Dario lo affrontò più volte in battaglia, spesso alla testa di forze numericamente soverchianti, ma Alessandro si limitò a distruggere i suoi eserciti uno dopo l'altro. La capitale persiana di Persepoli cadde nelle mani di Alessandro nel 330 a.C.; nello stesso anno Dario fu assassinato. L'ultimo "re dei re" achemenidi era caduto.
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