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Leader

Aztechi
Abilità esclusiva

La leggenda dei Cinque Soli

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Contesto storico
Quando arrivò Hernán Cortés con la sua banda di tagliagole, l'impero azteco era ancora nella sua infanzia, dato che si era costituito intorno al 1428 d.C. In pratica l'Excan Tlahtoloyan (impero azteco) durò solo un secolo, ma furono cent'anni pieni di avvenimenti.

Tutto ebbe inizio con un gruppo di piccoli altepetl (città-stato) sparsi nella valle del Messico sulle rive dei laghi Zumpango, Xaltocan, Texcoco, Xochimilco e Chalco. La regione godeva di un clima temperato con abbondanti precipitazioni e la terra era fertile, così i Nahua (noti anche col nome di Mexihcati) cercarono di insediarsi nella regione dopo aver migrato verso sud da Aztlán intorno al 1250 (incidentalmente è proprio da Aztlán, "le terre bianche", che deriva il nome "aztechi").

Sfortunatamente nel posto vivevano già altre tribù, in particolare gli Azcapotzalco e i Culhuacan. Nel 1325 i potenti Azcapotzalco concessero ai migranti aztechi di insediarsi su un'isoletta nel lago Texcoco, dove fondarono la loro città di Tenochtitlan; secondo la leggenda il luogo fu scelto perché un sacerdote aveva visto un'aquila che aveva fatto il nido su un cactus nopal, chiaro segno di predestinazione. In ogni caso, Tenochtitlan godeva di una posizione perfetta per espandersi: trovandosi su un'isola era facile da difendere e offriva accesso immediato all'acqua e alla pesca. Inoltre nelle vicinanze era possibile reperire materiali da costruzione in abbondanza. A quanto pare gli aztechi furono ben contenti di pagare tributo agli Azcapotzalco in cambio della pace... almeno all'inizio.

Gli aztechi restarono sudditi degli Azcapotzalco per un secolo. Nel frattempo, un altro altepetl vicino si faceva sempre più irrequieto. Texcoco, una città-stato degli Acolhua situata all'estremità meridionale del complesso di laghi, si era arricchita con il commercio fino ad arrivare a sfidare il primato degli Azcapotzalco. Nella successiva guerra Tenochtitlan rimase fedele a questi ultimi e, anzi, giocò un ruolo determinante nella conquista di Texcoco. Gli aztechi vennero ricompensati per la loro lealtà ricevendo la città sconfitta come provincia tributaria.

Le cose andarono bene finché il re degli Azcapotzalco, Tezozomoc, non morì improvvisamente nel 1426. Nella successiva, breve guerra civile gli aztechi di Tenochtitlan presero le parti dell'erede prescelto del vecchio re, un certo Tayahuah: ma questa non si sarebbe rivelata una buona scelta. Il fratello Maxtla vinse la guerra e si dedicò immediatamente a punire i sostenitori di Tayahuah. Nel bel mezzo di questi eventi il re degli aztechi morì in circostanze sospette, probabilmente assassinato per ordine di Maxtla. Ma il nuovo re Itzcoatl rifiutò di piegarsi; così Maxtla cinse d'assedio la città, bloccando le vie d'accesso all'isola e chiedendo la resa totale.

Contemporaneamente Maxtla si rivolse contro gli Acolhua di Texcoco, che odiava allo stesso modo. Il capo dei Texcoco, Nezahualcoyotl, fuggì dalla città e riuscì a raggiungere Itzcoatl, mentre anche la città dissidente di Tlacopan dichiarava il proprio sostegno al re azteco. Si formò così la famosa Triplice Alleanza: tre città-stato con uno scopo comune, il rovesciamento di Maxtla. L'obiettivo fu raggiunto alla fine del 1427. Avendo completamente sbaragliato gli Azcapotzalco, i tre re promisero di vivere "in accordo". Il loro primo atto fu la divisione delle terre del re sconfitto; in qualche modo Tenochtitlan riuscì a ottenerne la parte più consistente. Esaltate dal successo, le tre città formalizzarono l'alleanza. Fu stabilito che tutti i tributi dovessero essere divisi, e che le tre città avrebbero partecipato insieme alle future guerre di conquista dividendosi le spoglie. I re cominciarono ad assumere a rotazione il titolo di Huetlatoani ("oratore anziano"), agendo a tutti gli effetti come imperatori.

Nel corso del secolo successivo, grazie a una serie di abili oratori anziani, l'alleanza azteca prosperò soggiogando un vicino dietro l'altro finché non arrivò a estendersi in tutta la Mesoamerica, dall'Atlantico al Pacifico. In effetti questo "impero" si trovava in uno stato di guerra pressoché costante, per ragioni sociali o forse addirittura religiose. Nella visione del mondo azteca la morte era fondamentale per il perpetuarsi della vita, ed era nell'ordine naturale delle cose che gli dèi e gli uomini si sacrificassero per mantenere l'equilibrio del creato. Il sangue (umano, perché quello animale non bastava) impediva al sole di cadere dal cielo. Dal momento che i cittadini non avevano una voglia matta di dissanguarsi, la soluzione logica era usare prigionieri (da cui la necessità di combattere costantemente), schiavi, servi o povera gente. La scala su cui venivano condotti i sacrifici era sbalorditiva: gli storici hanno stimato che alla consacrazione della Grande Piramide di Tenochtitlan, nel 1487, siano state uccise tra le 10 e le 80mila persone, per lo più decapitate.

Quando non erano occupati a celebrare rituali sanguinosi, gli aztechi svilupparono una cultura e una scienza senza paragone nelle Americhe. Il loro sofisticato calendario, per esempio, non aveva nulla da invidiare a quelli europei o asiatici. Il tonalpohualli ("conto dei giorni") consisteva in un ciclo di 260 giorni, ognuno contraddistinto da un numero da 1 a 13 e da uno tra 20 possibili segni; il xiuhpohualli o "conto degli anni" suddivideva l'anno in 18 periodi da 20 giorni ciascuno. Così un anno era composto da 360 giorni dotati di nome e cinque che non ne avevano; questi ultimi erano considerati sfortunati (e certamente lo erano per i malcapitati che in quei giorni venivano sacrificati). Si ritiene che questo calendario sia stato sviluppato dopo un attento studio del cielo, dato che gli aztechi avevano elevato l'astronomia a vera e propria forma d'arte. I loro registri erano realizzati usando l'āmatl, una carta di corteccia, attraverso un particolare sistema ideografico.

Quando Itzcoatl passò a miglior vita, nel 1440, a salire al trono fu il nipote Montezuma (il primo di questo nome, non l'inetto secondo). Il fratellastro più anziano di Montezuma, Tlacaelel, diventò Cihuacoatl, che possiamo considerare alla stregua di un primo ministro. Insieme i due fecero di Tenochtitlan il partner dominante nell'alleanza, formalizzando di fatto l'impero azteco. Montezuma si occupò delle conquiste, sconfiggendo Huaxtechi, Totonachi, Mixtechi, Cosamaloapan, Orizaba e Cotaxtla. Tlacaelel si dedicò invece alla rifondazione della civiltà azteca secondo la sua nuova visione.

Mentre Montezuma si dava da fare con la guerra, Tlacaelel riscrisse letteralmente il passato e il futuro del suo popolo: secondo alcune fonti ordinò di bruciare centinaia di testi a causa di "imprecisioni storiche". Sotto Tlacaelel la religione di stato arrivò ad affermare che gli aztechi erano un popolo eletto, destinato a dominare tutti gli altri. La "nuova" teologia enfatizzava l'importanza del militarismo e del sacrificio rituale: Tlacaelel supervisionò la costruzione di molti templi e altri edifici religiosi, tra cui il Templo Mayor di Tenochtitlan, consacrato (con un fiume di sangue) alla nuova divinità principale, Huitzilopochtli.

Sotto la guida dei due fratelli gli aztechi prosperarono per tre decenni: l'impero arrivò a comprendere un'area di 250.000 kmq, con circa cinque milioni di abitanti. Sotto Tlacaelel, le tribù soggiogate mantenevano gran parte della loro indipendenza, a patto che versassero il tributo (che naturalmente includeva materiale per i sacrifici) e fornissero forze militari quando necessario. Tenochtitlan divenne il centro di una grande rete commerciale, che i mercanti aztechi sfruttavano per fare allegramente affari con amici e nemici. Dal momento che non c'era moneta, gli scambi erano basati sul baratto. Dato che la civiltà non possedeva animali da tiro o veicoli a ruote, e ogni cosa doveva essere trasportata dagli esseri umani, Tlacaelel lanciò la costruzione di una grande rete stradale progettata per il traffico a piedi. Queste strade erano ampiamente sfruttate: i pattugliamenti dei soldati aztechi le rendevano così sicure che una donna poteva viaggiare da sola. Inoltre Tlacaelel fece costruire dei Tēlpochcalli (scuole pubbliche) in cui i giovani ricevevano un'educazione religiosa e l'addestramento militare.

Montezuma I morì nel 1468 d.C.; gli succedette il figlio Axayacatl, che dedicò i suoi 13 anni di regno a consolidare le conquiste del padre, soffocare varie ribellioni e respingere gli attacchi dell'aggressivo impero tarasco (Tlacaelel morì nel 1487, al che molti tirarono senza dubbio un sospiro di sollievo). Quando Axayacatl morì, il trono passò al fratello, l'incompetente Tizoc, che fu assassinato dai nobili dopo soli cinque anni. Nel 1486 gli fece seguito un altro fratello, Ahuitzotl, che fece un po' meglio: conquistò la città-stato di Otzoma, della cui popolazione (massacrata o sacrificata in massa) non restò traccia, e cominciò a costruire una serie di fortezze nelle terre di confine più contestate. Ahuitzotl morì nell'anno 10 Coniglio (per usare il complicato calendario azteco). Sul trono salì suo nipote, Montezuma II.

Il nuovo regno cominciò in modo infausto... e andò di male in peggio. Per prima cosa Montezuma sollevò dall'incarico i consiglieri di Ahuitzotl più competenti (e ne mandò a morte la maggior parte). Poi abolì la classe dei quauhpilli, una sorta di nobili minori, distruggendo ogni speranza della gente comune di elevare lo stato della propria famiglia. Così la grande massa dei cittadini perse ogni incentivo a servire l'impero, militarmente o in qualsiasi altro modo. Avendo fatto infuriare le famiglie nobili più potenti ed essendosi inimicato il popolo, Montezuma non si trovò, per usare un eufemismo, nella posizione migliore per affrontare l'arrivo degli avidi spagnoli che nel febbraio del 1519 si presentarono alle porte dell'impero.

Poco prima, in quello stesso anno, una spedizione al comando di Hernán Cortés (formata da 11 navi, 630 uomini, 13 cavalli e qualche cannoncino) era sbarcata nello Yucatan, parte dell'impero maya. Per dirla tutta, la licenza per la spedizione era stata revocata dal governatore spagnolo di Cuba prima della partenza di Cortés, ma lui aveva ignorato i suoi ordini con un atto di aperto ammutinamento e aveva preso il mare comunque (quando si dice che la fortuna aiuta gli audaci...). Dopo qualche avventura, i conquistadores raggiunsero il piccolo insediamento nativo di Veracruz e se ne impadronirono. Lì incontrarono un paio di governatori aztechi di stati tributari, che acconsentirono a organizzare un incontro fra Cortés e Montezuma II.

Montezuma però rifiutò caparbiamente di riconoscere il "messo" della Spagna, così Cortés partì alla volta di Tenochtitlan senza essere stato invitato. Come la maggior parte degli ospiti sgraditi, gli spagnoli si lasciarono dietro una scia di devastazione. Durante la marcia verso la capitale, una schiera di nativi in cerca di avventura, bottino o vendetta si unirono a Cortés. Giunta nella grande città di Cholula, l'allegra combriccola massacrò migliaia di membri (disarmati) della nobiltà azteca locale che si erano raccolti nella piazza di fronte alla Grande Piramide cittadina (la più grande del mondo per volume). Fatto questo, non contenti, gli spagnoli incendiarono la città. I vassalli aztechi oppressi rimasero impressionati da questo magnifico spargimento di sangue, tanto che in molti si unirono alla spedizione. Quando finalmente raggiunse Tenochtitlan, Cortés aveva un seguito piuttosto numeroso.

Piegandosi di fronte all'inevitabile, Montezuma II diede il benvenuto agli spagnoli, invitandoli a entrare in città in pace e parlare. Cortés lo fece prontamente prigioniero. Per farla breve, alla fine gli aztechi lapidarono a morte Montezuma e scacciarono gli spagnoli dalla capitale. Ma Cortés tornò con dei rinforzi e cinse d'assedio Tenochtitlan. Grazie alla forza delle armi da fuoco, dei cannoni e dei cavalli (da cui gli aztechi erano terrorizzati), la città cadde rapidamente e fu saccheggiata. Nell'agosto del 1521 Cuauhtémoc, ultimo monarca azteco, fu catturato e messo a morte.

Con la scomparsa dei sanguinari signori aztechi, l'impero si frantumò nuovamente in città-stato separate, ora sotto la sovranità spagnola.
PortraitSquare
icon_civilization_aztec

Tratti caratteristici

Leader
icon_leader_montezuma
Montezuma
Unità speciali
icon_unit_aztec_eagle_warrior
Guerriero aquila
Infrastruttura speciale
icon_building_tlachtli
Tlachtli

Geografia & Dati sociali

Posizione
Nordamerica
Dimensioni
Circa 304.000 kmq
Popolazione
Circa 5,1 milioni all'apice dell'espansione
Capitale
Tenochtitlan
PortraitSquare
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Tratti caratteristici

Leader
icon_leader_montezuma
Montezuma
Unità speciali
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Guerriero aquila
Infrastruttura speciale
icon_building_tlachtli
Tlachtli

Geografia & Dati sociali

Posizione
Nordamerica
Dimensioni
Circa 304.000 kmq
Popolazione
Circa 5,1 milioni all'apice dell'espansione
Capitale
Tenochtitlan
Abilità esclusiva

La leggenda dei Cinque Soli

Puoi consumare cariche dei Costruttori per completare il 20% del costo originale di un distretto.

Contesto storico
Quando arrivò Hernán Cortés con la sua banda di tagliagole, l'impero azteco era ancora nella sua infanzia, dato che si era costituito intorno al 1428 d.C. In pratica l'Excan Tlahtoloyan (impero azteco) durò solo un secolo, ma furono cent'anni pieni di avvenimenti.

Tutto ebbe inizio con un gruppo di piccoli altepetl (città-stato) sparsi nella valle del Messico sulle rive dei laghi Zumpango, Xaltocan, Texcoco, Xochimilco e Chalco. La regione godeva di un clima temperato con abbondanti precipitazioni e la terra era fertile, così i Nahua (noti anche col nome di Mexihcati) cercarono di insediarsi nella regione dopo aver migrato verso sud da Aztlán intorno al 1250 (incidentalmente è proprio da Aztlán, "le terre bianche", che deriva il nome "aztechi").

Sfortunatamente nel posto vivevano già altre tribù, in particolare gli Azcapotzalco e i Culhuacan. Nel 1325 i potenti Azcapotzalco concessero ai migranti aztechi di insediarsi su un'isoletta nel lago Texcoco, dove fondarono la loro città di Tenochtitlan; secondo la leggenda il luogo fu scelto perché un sacerdote aveva visto un'aquila che aveva fatto il nido su un cactus nopal, chiaro segno di predestinazione. In ogni caso, Tenochtitlan godeva di una posizione perfetta per espandersi: trovandosi su un'isola era facile da difendere e offriva accesso immediato all'acqua e alla pesca. Inoltre nelle vicinanze era possibile reperire materiali da costruzione in abbondanza. A quanto pare gli aztechi furono ben contenti di pagare tributo agli Azcapotzalco in cambio della pace... almeno all'inizio.

Gli aztechi restarono sudditi degli Azcapotzalco per un secolo. Nel frattempo, un altro altepetl vicino si faceva sempre più irrequieto. Texcoco, una città-stato degli Acolhua situata all'estremità meridionale del complesso di laghi, si era arricchita con il commercio fino ad arrivare a sfidare il primato degli Azcapotzalco. Nella successiva guerra Tenochtitlan rimase fedele a questi ultimi e, anzi, giocò un ruolo determinante nella conquista di Texcoco. Gli aztechi vennero ricompensati per la loro lealtà ricevendo la città sconfitta come provincia tributaria.

Le cose andarono bene finché il re degli Azcapotzalco, Tezozomoc, non morì improvvisamente nel 1426. Nella successiva, breve guerra civile gli aztechi di Tenochtitlan presero le parti dell'erede prescelto del vecchio re, un certo Tayahuah: ma questa non si sarebbe rivelata una buona scelta. Il fratello Maxtla vinse la guerra e si dedicò immediatamente a punire i sostenitori di Tayahuah. Nel bel mezzo di questi eventi il re degli aztechi morì in circostanze sospette, probabilmente assassinato per ordine di Maxtla. Ma il nuovo re Itzcoatl rifiutò di piegarsi; così Maxtla cinse d'assedio la città, bloccando le vie d'accesso all'isola e chiedendo la resa totale.

Contemporaneamente Maxtla si rivolse contro gli Acolhua di Texcoco, che odiava allo stesso modo. Il capo dei Texcoco, Nezahualcoyotl, fuggì dalla città e riuscì a raggiungere Itzcoatl, mentre anche la città dissidente di Tlacopan dichiarava il proprio sostegno al re azteco. Si formò così la famosa Triplice Alleanza: tre città-stato con uno scopo comune, il rovesciamento di Maxtla. L'obiettivo fu raggiunto alla fine del 1427. Avendo completamente sbaragliato gli Azcapotzalco, i tre re promisero di vivere "in accordo". Il loro primo atto fu la divisione delle terre del re sconfitto; in qualche modo Tenochtitlan riuscì a ottenerne la parte più consistente. Esaltate dal successo, le tre città formalizzarono l'alleanza. Fu stabilito che tutti i tributi dovessero essere divisi, e che le tre città avrebbero partecipato insieme alle future guerre di conquista dividendosi le spoglie. I re cominciarono ad assumere a rotazione il titolo di Huetlatoani ("oratore anziano"), agendo a tutti gli effetti come imperatori.

Nel corso del secolo successivo, grazie a una serie di abili oratori anziani, l'alleanza azteca prosperò soggiogando un vicino dietro l'altro finché non arrivò a estendersi in tutta la Mesoamerica, dall'Atlantico al Pacifico. In effetti questo "impero" si trovava in uno stato di guerra pressoché costante, per ragioni sociali o forse addirittura religiose. Nella visione del mondo azteca la morte era fondamentale per il perpetuarsi della vita, ed era nell'ordine naturale delle cose che gli dèi e gli uomini si sacrificassero per mantenere l'equilibrio del creato. Il sangue (umano, perché quello animale non bastava) impediva al sole di cadere dal cielo. Dal momento che i cittadini non avevano una voglia matta di dissanguarsi, la soluzione logica era usare prigionieri (da cui la necessità di combattere costantemente), schiavi, servi o povera gente. La scala su cui venivano condotti i sacrifici era sbalorditiva: gli storici hanno stimato che alla consacrazione della Grande Piramide di Tenochtitlan, nel 1487, siano state uccise tra le 10 e le 80mila persone, per lo più decapitate.

Quando non erano occupati a celebrare rituali sanguinosi, gli aztechi svilupparono una cultura e una scienza senza paragone nelle Americhe. Il loro sofisticato calendario, per esempio, non aveva nulla da invidiare a quelli europei o asiatici. Il tonalpohualli ("conto dei giorni") consisteva in un ciclo di 260 giorni, ognuno contraddistinto da un numero da 1 a 13 e da uno tra 20 possibili segni; il xiuhpohualli o "conto degli anni" suddivideva l'anno in 18 periodi da 20 giorni ciascuno. Così un anno era composto da 360 giorni dotati di nome e cinque che non ne avevano; questi ultimi erano considerati sfortunati (e certamente lo erano per i malcapitati che in quei giorni venivano sacrificati). Si ritiene che questo calendario sia stato sviluppato dopo un attento studio del cielo, dato che gli aztechi avevano elevato l'astronomia a vera e propria forma d'arte. I loro registri erano realizzati usando l'āmatl, una carta di corteccia, attraverso un particolare sistema ideografico.

Quando Itzcoatl passò a miglior vita, nel 1440, a salire al trono fu il nipote Montezuma (il primo di questo nome, non l'inetto secondo). Il fratellastro più anziano di Montezuma, Tlacaelel, diventò Cihuacoatl, che possiamo considerare alla stregua di un primo ministro. Insieme i due fecero di Tenochtitlan il partner dominante nell'alleanza, formalizzando di fatto l'impero azteco. Montezuma si occupò delle conquiste, sconfiggendo Huaxtechi, Totonachi, Mixtechi, Cosamaloapan, Orizaba e Cotaxtla. Tlacaelel si dedicò invece alla rifondazione della civiltà azteca secondo la sua nuova visione.

Mentre Montezuma si dava da fare con la guerra, Tlacaelel riscrisse letteralmente il passato e il futuro del suo popolo: secondo alcune fonti ordinò di bruciare centinaia di testi a causa di "imprecisioni storiche". Sotto Tlacaelel la religione di stato arrivò ad affermare che gli aztechi erano un popolo eletto, destinato a dominare tutti gli altri. La "nuova" teologia enfatizzava l'importanza del militarismo e del sacrificio rituale: Tlacaelel supervisionò la costruzione di molti templi e altri edifici religiosi, tra cui il Templo Mayor di Tenochtitlan, consacrato (con un fiume di sangue) alla nuova divinità principale, Huitzilopochtli.

Sotto la guida dei due fratelli gli aztechi prosperarono per tre decenni: l'impero arrivò a comprendere un'area di 250.000 kmq, con circa cinque milioni di abitanti. Sotto Tlacaelel, le tribù soggiogate mantenevano gran parte della loro indipendenza, a patto che versassero il tributo (che naturalmente includeva materiale per i sacrifici) e fornissero forze militari quando necessario. Tenochtitlan divenne il centro di una grande rete commerciale, che i mercanti aztechi sfruttavano per fare allegramente affari con amici e nemici. Dal momento che non c'era moneta, gli scambi erano basati sul baratto. Dato che la civiltà non possedeva animali da tiro o veicoli a ruote, e ogni cosa doveva essere trasportata dagli esseri umani, Tlacaelel lanciò la costruzione di una grande rete stradale progettata per il traffico a piedi. Queste strade erano ampiamente sfruttate: i pattugliamenti dei soldati aztechi le rendevano così sicure che una donna poteva viaggiare da sola. Inoltre Tlacaelel fece costruire dei Tēlpochcalli (scuole pubbliche) in cui i giovani ricevevano un'educazione religiosa e l'addestramento militare.

Montezuma I morì nel 1468 d.C.; gli succedette il figlio Axayacatl, che dedicò i suoi 13 anni di regno a consolidare le conquiste del padre, soffocare varie ribellioni e respingere gli attacchi dell'aggressivo impero tarasco (Tlacaelel morì nel 1487, al che molti tirarono senza dubbio un sospiro di sollievo). Quando Axayacatl morì, il trono passò al fratello, l'incompetente Tizoc, che fu assassinato dai nobili dopo soli cinque anni. Nel 1486 gli fece seguito un altro fratello, Ahuitzotl, che fece un po' meglio: conquistò la città-stato di Otzoma, della cui popolazione (massacrata o sacrificata in massa) non restò traccia, e cominciò a costruire una serie di fortezze nelle terre di confine più contestate. Ahuitzotl morì nell'anno 10 Coniglio (per usare il complicato calendario azteco). Sul trono salì suo nipote, Montezuma II.

Il nuovo regno cominciò in modo infausto... e andò di male in peggio. Per prima cosa Montezuma sollevò dall'incarico i consiglieri di Ahuitzotl più competenti (e ne mandò a morte la maggior parte). Poi abolì la classe dei quauhpilli, una sorta di nobili minori, distruggendo ogni speranza della gente comune di elevare lo stato della propria famiglia. Così la grande massa dei cittadini perse ogni incentivo a servire l'impero, militarmente o in qualsiasi altro modo. Avendo fatto infuriare le famiglie nobili più potenti ed essendosi inimicato il popolo, Montezuma non si trovò, per usare un eufemismo, nella posizione migliore per affrontare l'arrivo degli avidi spagnoli che nel febbraio del 1519 si presentarono alle porte dell'impero.

Poco prima, in quello stesso anno, una spedizione al comando di Hernán Cortés (formata da 11 navi, 630 uomini, 13 cavalli e qualche cannoncino) era sbarcata nello Yucatan, parte dell'impero maya. Per dirla tutta, la licenza per la spedizione era stata revocata dal governatore spagnolo di Cuba prima della partenza di Cortés, ma lui aveva ignorato i suoi ordini con un atto di aperto ammutinamento e aveva preso il mare comunque (quando si dice che la fortuna aiuta gli audaci...). Dopo qualche avventura, i conquistadores raggiunsero il piccolo insediamento nativo di Veracruz e se ne impadronirono. Lì incontrarono un paio di governatori aztechi di stati tributari, che acconsentirono a organizzare un incontro fra Cortés e Montezuma II.

Montezuma però rifiutò caparbiamente di riconoscere il "messo" della Spagna, così Cortés partì alla volta di Tenochtitlan senza essere stato invitato. Come la maggior parte degli ospiti sgraditi, gli spagnoli si lasciarono dietro una scia di devastazione. Durante la marcia verso la capitale, una schiera di nativi in cerca di avventura, bottino o vendetta si unirono a Cortés. Giunta nella grande città di Cholula, l'allegra combriccola massacrò migliaia di membri (disarmati) della nobiltà azteca locale che si erano raccolti nella piazza di fronte alla Grande Piramide cittadina (la più grande del mondo per volume). Fatto questo, non contenti, gli spagnoli incendiarono la città. I vassalli aztechi oppressi rimasero impressionati da questo magnifico spargimento di sangue, tanto che in molti si unirono alla spedizione. Quando finalmente raggiunse Tenochtitlan, Cortés aveva un seguito piuttosto numeroso.

Piegandosi di fronte all'inevitabile, Montezuma II diede il benvenuto agli spagnoli, invitandoli a entrare in città in pace e parlare. Cortés lo fece prontamente prigioniero. Per farla breve, alla fine gli aztechi lapidarono a morte Montezuma e scacciarono gli spagnoli dalla capitale. Ma Cortés tornò con dei rinforzi e cinse d'assedio Tenochtitlan. Grazie alla forza delle armi da fuoco, dei cannoni e dei cavalli (da cui gli aztechi erano terrorizzati), la città cadde rapidamente e fu saccheggiata. Nell'agosto del 1521 Cuauhtémoc, ultimo monarca azteco, fu catturato e messo a morte.

Con la scomparsa dei sanguinari signori aztechi, l'impero si frantumò nuovamente in città-stato separate, ora sotto la sovranità spagnola.
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