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Leader

Cina
Abilità esclusiva

Ciclo dinastico

Momenti Eureka e Ispirazioni forniscono il 50% di Progressi civici e tecnologie anziché il 40%. Quando completi una Meraviglia ottieni un momento Eureka e un' Ispirazione della stessa epoca della Meraviglia, se disponibili.

Contesto storico
La Cina ha offerto molti contributi alla civiltà: la carta, la campana, il mulinello da pesca, la polvere da sparo, la bussola, la paratia stagna, le carte da gioco, il pozzo di petrolio, la xilografia, la seta... la lista delle invenzioni cinesi è lunghissima. In Cina sono anche nate alcune religioni interessanti (confucianesimo, taoismo, Mínjiàn Dàojiào, bimoismo e altre) e grandi filosofie (moismo, legalismo, naturalismo, neo-taoismo eccetera). Autori cinesi come Shi Nai'an e Wu Cheng'an, artisti come Han Gan e Ma Yuan, compositori come Wei Liangfu e Cai Yan hanno arricchito la civiltà oltre ogni misura. Inoltre, la Cina ha introdotto i concetti di schiavitù, monogamia, spionaggio, sedizione, propaganda, urbanizzazione; il Lingchi (la "morte dei mille tagli") e molto altro.

Nel cosiddetto periodo degli Stati Combattenti (approssimativamente dal 475 al 221 a.C.) l'antica Cina era divisa in sette regni (Qi, Qin, Zhao, Yan, Han, Chu e Wei) che non si amavano molto; anzi, non riuscivano proprio a smettere di farsi la guerra. Alla fine il re di Qin, Ying Zheng, riuscì nell'impresa di unificare la nazione sconfiggendo l'ultimo nemico (Qi) e proclamandosi Qin Shi Huang (più o meno: "primo imperatore di Qin"). Durante il suo glorioso regno intraprese un ambizioso programma di costruzione di strade e canali, e diede inizio all'edificazione della Grande Muraglia, per tenere i barbari fuori dai confini (sforzo che alla fine si rivelò vano). Oltre a questo, bruciò un bel po' di libri e seppellì vivi i saggi che non concordavano con lui (durante il periodo degli Stati Combattenti infatti, si erano sviluppate le cosiddette Cento scuole di pensiero, un fastidioso insieme di filosofie liberali e di espressioni di liberi pensatori). Per quanti sforzi facesse, Ying Zheng non riuscì a ottenere l'elisir dell'immortalità e passò a miglior vita nel 210 a.C. Fu seppellito in un gigantesco mausoleo vicino a Chang'an, costruito da 700 "lavoratori non pagati" e custodito dal famoso Esercito di terracotta. L'impero Qin gli sopravvisse solo per qualche anno.

Nel 207 a.C. Liu Bang, un contadino ribelle e piantagrane nato, rovesciò l'inetto successore del Qin Shi Huang con l'aiuto dell'ambizioso signore della guerra Xiang Yu e stabilì (dopo aver liquidato il suo alleato) la dinastia Han. Interrotta solo brevemente da quella Xin, la dinastia Han regnò per un'intera epoca, contraddistinta da consolidamento linguistico, sperimentazione culturale, espressione politica, prosperità economica, esplorazione ed espansione, innovazione tecnologica. Fu un buon periodo, che diventò ancora migliore quando l'imperatore Wu spazzò via la federazione Xiongnu dalle steppe, ridefinendo i confini tradizionali del paese. I mercanti Han si avventurarono fino all'impero dei Parti e all'India; in alcune rovine di epoca Han sono stati rinvenuti addirittura dei manufatti in vetro di produzione romana. Gli imperatori Han fondarono anche insediamenti agricoli di ex soldati nelle vaste pianure a ovest, consolidando così la Via della seta.

L'ascesa del comandante Cao Cao segnò il declino dell'imperatore Han. Nel 208 d.C. Cao Cao liquidò le Tre Eccellenze, i maggiori consiglieri del re, prendendo per sé il posto di cancelliere. Nel 215 obbligò l'imperatore Xian a divorziare per prendere in moglie sua figlia. Sempre più convinto che gli auspici e i segni divini indicassero che la dinastia Han aveva perso il "tianming" (cioè il "mandato del cielo"), nel dicembre del 220 Xian abdicò in favore del figlio di Cao Cao, Cao Pi. Questi proclamò l'inizio della dinastia Wei... e la Cina andò in frantumi di nuovo.

La rivolta dei Turbanti Gialli diede inizio a un periodo di 60 anni (chiamato senza molta fantasia "Periodo dei Tre Regni" dai sinologi) in cui tre regni, appunto, lottarono per ricostruire l'impero centralizzato di Qin e Han. Gli stati di Wei, Shu e Wu non riuscirono mai nel loro intento; toccò a Jin portare a termine l'impresa: Sima Yan obbligò Cao Huan a cedergli il trono di Wei. In seguito a diverse brillanti campagne, i Wei sbaragliarono Shu (263 d.C.) e Wu (279), ma la dinastia Jin era gravemente indebolita dalle dispute familiari dei principi e poco dopo perse il controllo delle province a nord e a ovest, tanto che l'impero, da quel momento in poi, fu noto come "Jin orientale". Si aprì quindi un nuovo periodo, quello "dei Sedici Regni" (ancora quei fantasiosi sinologi), che durò fino al 439.

Nonostante un'opera di consolidamento portata avanti con fiumi di sangue, si dovette aspettare il 589 prima che l'intera Cina tornasse riunita sotto un unico governo, quello dell'effimera dinastia Sui. A questa seguì la Tang, che riuscì a restare sul trono di una Cina (più o meno) unificata fino al 907. L'amministrazione Tang ricordò molto la Han, in quanto portò stabilità e prosperità attraverso il commercio e la diplomazia. In questo periodo fiorirono anche la religione e la cultura. Il progetto del Gran Canale, iniziato dai Sui, fu completato e la Via della seta riaperta. I codici di leggi furono modernizzati introducendo molte innovazioni, tra cui un ampliamento dei diritti di proprietà delle donne e l'istituzione di veri e propri esami per la nomina dei burocrati imperiali. Le tasse furono standardizzate sulla base del rango sociale, e il primo censimento cinese assicurò che tutti pagassero la loro parte. L'epoca fu celebrata da brillanti poeti come Li Bai e Du Fu, che avrebbero ispirato la letteratura cinese per secoli a seguire.

Ma l'impero Tang fu funestato da un secolo di disastri naturali: alle inondazioni sul Fiume Giallo e lungo il Gran Canale, seguirono lunghe siccità, che portarono a carestie devastanti e al collasso economico. La produzione agricola si dimezzò e, come sempre, il popolo disperato si rivolse altrove, in cerca di una nuova guida. Tra continue rivolte, nel 907 Zhu Wen, un ex contrabbandiere di sale divenuto governatore militare, depose l'ultimo Huangdi (imperatore) dei Tang. Ebbe così inizio il periodo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni (il nome dice tutto), terminato nel 960 d.C. Nei quattro secoli successivi la Cina, nuovamente riunificata, sarebbe stata governata da cinque dinastie: Song, Liao, ancora Jin, Xia occidentali e Yuan (una dinastia iniziata da Kublai Khan quando i mongoli riuscirono a superare la Grande Muraglia). Ognuna di queste contribuì con scoperte tecnologiche, approfondimenti filosofici e progressi sociali, al ricco tessuto della civiltà cinese; ma quella che cattura maggiormente l'immaginazione resta la dinastia Ming.

In tutta la Cina serpeggiava una forte ostilità alla dominazione mongola, esacerbata negli anni 40 del Trecento da carestie e pestilenze e segnata da molte rivolte contadine. Era ovvio che i discendenti di Kublai avevano perso il tianming. Zhu Yuanzhang, un povero contadino passato alla storia col nome di Tatzu, si mise alla testa di una ribellione e si proclamò imperatore dei Ming nel 1368, dopo aver catturato la capitale conosciuta oggi come Pechino. Non si può dire che la sua vita fosse stata una passeggiata: secondo la leggenda Zhu era il più giovane di sette od otto fratelli, molti dei quali venduti per nutrire la famiglia affamata. Dopo che il Fiume Giallo aveva allagato il villaggio e una pestilenza sterminato ciò che restava della sua famiglia, Zhu si rifugiò in un monastero buddista, che però fu distrutto da un esercito mongolo come rappresaglia contro i zoroastriani in rivolta. Fu così che lo stesso Zhu si unì al movimento ribelle, arrivando a 30 anni a ottenere una posizione di leadership. La vendetta chiamò la vendetta.

La dinastia Ming condusse la Cina in un'epoca scintillante. Una volta sul trono, Tatzu promulgò una serie di nuove politiche. Innanzitutto si mosse per limitare l'influenza degli eunuchi nella corte imperiale: sotto le precedenti dinastie, infatti, molti di loro avevano goduto di un grande potere (e forse molte delle tribolazioni future dell'impero si possono attribuire alla nuova ascesa degli eunuchi, che arrivarono a stabilire un'amministrazione ombra parallela). L'ordine sociale fu basato sul riconoscimento di quattro classi, ognuna con specifici diritti e doveri: nobili, contadini, artigiani e mercanti. In seguito gli imperatori Ming concessero benefici sempre più ampi alla classe mercantile, considerando la loro attività una grande fonte di ricchezza (e tasse) per l'impero. La Cina spese molte di quelle ricchezze in guerre contro la Corea e il Giappone, oltre a respingere ancora la minaccia mongola. Ma a quel punto una nuova serie di disastri naturali colpì il paese. Nel 1640 grandi masse di contadini affamati, impossibilitati a pagare le tasse e per nulla intimoriti dall'esercito imperiale spesso sconfitto, si ribellarono. Quando il sangue cessò di scorrere, sul trono sedeva la dinastia Qing (o Manchu).

E governò anche piuttosto bene, finché gli europei non cominciarono a muovere le acque. I Polo e altri sporadici visitatori e mercanti avevano già fatto visita alla Cina via terra, ma nel 1513 i portoghesi, nella persona di Jorge Alvares, sbarcarono dal mare. Ben presto i nuovi arrivati convinsero l'imperatore Ming a concedere loro una "enclave" commerciale a Macao, ove il primo governatore si instaurò nel 1557. Intanto l'economia e il governo dei Qing (che saggiamente tendevano a evitare avventure in terra straniera) si mantenevano stabili. Un alto grado di alfabetizzazione, un'industria editoriale supportata dal governo, città in espansione e la diffusa tendenza confuciana a esplorare pacificamente la vita interiore, portarono a un'esplosione di creatività nell'arte e nella filosofia. Arti tradizionali come calligrafia, pittura, poesia, drammaturgia e cucina tornarono a essere largamente praticate.

Ma quei fastidiosi stranieri continuavano a interferire. All'inizio del XIX secolo la Cina imperiale si scoprì vulnerabile davanti all'imperialismo dell'Europa, del Giappone Meiji e della Russia. Grazie a forze navali, armamenti e comunicazioni nettamente superiori, oltre a tattiche perfezionate guerreggiando tra di loro, le potenze coloniali cercarono di imporre la loro politica al governo Qing, dominare i commerci in terra cinese e generalmente fare quello che volevano. Nel 1842 la Cina fu sconfitta dalla Gran Bretagna nella prima guerra dell'oppio e obbligata a firmare il famigerato trattato di Nanchino, il primo di molti "trattati ineguali". A furia di concessioni estorte, alla fine del XIX secolo l'economia cinese era ormai rovinata. Il Giappone, che dopo una rapida modernizzazione si era unito alla corsa coloniale, obbligò la Cina a riconoscere il suo dominio su Corea e Taiwan. Nominalmente i Qing erano ancora al governo, ma in realtà le potenze europee, compresa la Russia, si erano divise l'intero paese in altrettante "sfere di influenza". Intanto gli Stati Uniti dichiararono unilateralmente una "Politica della porta aperta" nei confronti della Cina.

Era troppo. Nel 1899 l'associazione populista Yihetuan ("Milizia Unita nella Rettitudine") lanciò la rivolta dei Boxer per ristabilire l'autodeterminazione della Cina. Sfortunatamente, fu sconfitta. Con lo schiacciante trattato di pace del 1901, le "Otto Nazioni" (quelle attaccate dai Boxer) imposero l'esecuzione di tutti i membri del governo Qing che avevano appoggiato i Boxer, lo stazionamento di truppe straniere nella capitale e un risarcimento superiore alle entrate fiscali annue della Cina. La nazione piombò nel disordine civile; in risposta l'imperatrice madre Cixi invitò i governatori delle province a proporre riforme. Furono adottati molti provvedimenti coraggiosi e innovativi, ma ormai era troppo tardi. Nel novembre del 1908 l'imperatore morì improvvisamente (probabilmente avvelenato con l'arsenico), seguito il giorno dopo da Cixi. Davanti a una serie di insurrezioni, nel 1912 la nuova imperatrice madre Longyu convinse l'imperatore bambino Puyi ad abdicare, ponendo così fine a più di due millenni di governo imperiale in Cina. Il paese ripiombò in balia di signori della guerra bellicosi e sanguinari.
PortraitSquare
icon_civilization_china

Tratti caratteristici

Leader
icon_leader_qin
Qin (Mandato divino)
icon_leader_default
Yongle
icon_leader_default
Wu Zetian
icon_leader_default
Qin (Unificatore)
icon_leader_default
Kublai Khan (Cina)
Unità speciali
icon_unit_chinese_crouching_tiger
Tigre accucciata
Infrastruttura speciale
icon_improvement_great_wall
Grande Muraglia

Geografia & Dati sociali

Posizione
Asia
Dimensioni
Circa 9,6 milioni di kmq
Popolazione
1.1 miliardi nel 1990
Capitale
Molte (le quattro principali sono Nanchino, Luoyang, Chang'an e l'odierna Pechino)
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Tratti caratteristici

Leader
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Qin (Mandato divino)
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Yongle
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Wu Zetian
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Qin (Unificatore)
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Kublai Khan (Cina)
Unità speciali
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Tigre accucciata
Infrastruttura speciale
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Grande Muraglia

Geografia & Dati sociali

Posizione
Asia
Dimensioni
Circa 9,6 milioni di kmq
Popolazione
1.1 miliardi nel 1990
Capitale
Molte (le quattro principali sono Nanchino, Luoyang, Chang'an e l'odierna Pechino)
Abilità esclusiva

Ciclo dinastico

Momenti Eureka e Ispirazioni forniscono il 50% di Progressi civici e tecnologie anziché il 40%. Quando completi una Meraviglia ottieni un momento Eureka e un' Ispirazione della stessa epoca della Meraviglia, se disponibili.

Contesto storico
La Cina ha offerto molti contributi alla civiltà: la carta, la campana, il mulinello da pesca, la polvere da sparo, la bussola, la paratia stagna, le carte da gioco, il pozzo di petrolio, la xilografia, la seta... la lista delle invenzioni cinesi è lunghissima. In Cina sono anche nate alcune religioni interessanti (confucianesimo, taoismo, Mínjiàn Dàojiào, bimoismo e altre) e grandi filosofie (moismo, legalismo, naturalismo, neo-taoismo eccetera). Autori cinesi come Shi Nai'an e Wu Cheng'an, artisti come Han Gan e Ma Yuan, compositori come Wei Liangfu e Cai Yan hanno arricchito la civiltà oltre ogni misura. Inoltre, la Cina ha introdotto i concetti di schiavitù, monogamia, spionaggio, sedizione, propaganda, urbanizzazione; il Lingchi (la "morte dei mille tagli") e molto altro.

Nel cosiddetto periodo degli Stati Combattenti (approssimativamente dal 475 al 221 a.C.) l'antica Cina era divisa in sette regni (Qi, Qin, Zhao, Yan, Han, Chu e Wei) che non si amavano molto; anzi, non riuscivano proprio a smettere di farsi la guerra. Alla fine il re di Qin, Ying Zheng, riuscì nell'impresa di unificare la nazione sconfiggendo l'ultimo nemico (Qi) e proclamandosi Qin Shi Huang (più o meno: "primo imperatore di Qin"). Durante il suo glorioso regno intraprese un ambizioso programma di costruzione di strade e canali, e diede inizio all'edificazione della Grande Muraglia, per tenere i barbari fuori dai confini (sforzo che alla fine si rivelò vano). Oltre a questo, bruciò un bel po' di libri e seppellì vivi i saggi che non concordavano con lui (durante il periodo degli Stati Combattenti infatti, si erano sviluppate le cosiddette Cento scuole di pensiero, un fastidioso insieme di filosofie liberali e di espressioni di liberi pensatori). Per quanti sforzi facesse, Ying Zheng non riuscì a ottenere l'elisir dell'immortalità e passò a miglior vita nel 210 a.C. Fu seppellito in un gigantesco mausoleo vicino a Chang'an, costruito da 700 "lavoratori non pagati" e custodito dal famoso Esercito di terracotta. L'impero Qin gli sopravvisse solo per qualche anno.

Nel 207 a.C. Liu Bang, un contadino ribelle e piantagrane nato, rovesciò l'inetto successore del Qin Shi Huang con l'aiuto dell'ambizioso signore della guerra Xiang Yu e stabilì (dopo aver liquidato il suo alleato) la dinastia Han. Interrotta solo brevemente da quella Xin, la dinastia Han regnò per un'intera epoca, contraddistinta da consolidamento linguistico, sperimentazione culturale, espressione politica, prosperità economica, esplorazione ed espansione, innovazione tecnologica. Fu un buon periodo, che diventò ancora migliore quando l'imperatore Wu spazzò via la federazione Xiongnu dalle steppe, ridefinendo i confini tradizionali del paese. I mercanti Han si avventurarono fino all'impero dei Parti e all'India; in alcune rovine di epoca Han sono stati rinvenuti addirittura dei manufatti in vetro di produzione romana. Gli imperatori Han fondarono anche insediamenti agricoli di ex soldati nelle vaste pianure a ovest, consolidando così la Via della seta.

L'ascesa del comandante Cao Cao segnò il declino dell'imperatore Han. Nel 208 d.C. Cao Cao liquidò le Tre Eccellenze, i maggiori consiglieri del re, prendendo per sé il posto di cancelliere. Nel 215 obbligò l'imperatore Xian a divorziare per prendere in moglie sua figlia. Sempre più convinto che gli auspici e i segni divini indicassero che la dinastia Han aveva perso il "tianming" (cioè il "mandato del cielo"), nel dicembre del 220 Xian abdicò in favore del figlio di Cao Cao, Cao Pi. Questi proclamò l'inizio della dinastia Wei... e la Cina andò in frantumi di nuovo.

La rivolta dei Turbanti Gialli diede inizio a un periodo di 60 anni (chiamato senza molta fantasia "Periodo dei Tre Regni" dai sinologi) in cui tre regni, appunto, lottarono per ricostruire l'impero centralizzato di Qin e Han. Gli stati di Wei, Shu e Wu non riuscirono mai nel loro intento; toccò a Jin portare a termine l'impresa: Sima Yan obbligò Cao Huan a cedergli il trono di Wei. In seguito a diverse brillanti campagne, i Wei sbaragliarono Shu (263 d.C.) e Wu (279), ma la dinastia Jin era gravemente indebolita dalle dispute familiari dei principi e poco dopo perse il controllo delle province a nord e a ovest, tanto che l'impero, da quel momento in poi, fu noto come "Jin orientale". Si aprì quindi un nuovo periodo, quello "dei Sedici Regni" (ancora quei fantasiosi sinologi), che durò fino al 439.

Nonostante un'opera di consolidamento portata avanti con fiumi di sangue, si dovette aspettare il 589 prima che l'intera Cina tornasse riunita sotto un unico governo, quello dell'effimera dinastia Sui. A questa seguì la Tang, che riuscì a restare sul trono di una Cina (più o meno) unificata fino al 907. L'amministrazione Tang ricordò molto la Han, in quanto portò stabilità e prosperità attraverso il commercio e la diplomazia. In questo periodo fiorirono anche la religione e la cultura. Il progetto del Gran Canale, iniziato dai Sui, fu completato e la Via della seta riaperta. I codici di leggi furono modernizzati introducendo molte innovazioni, tra cui un ampliamento dei diritti di proprietà delle donne e l'istituzione di veri e propri esami per la nomina dei burocrati imperiali. Le tasse furono standardizzate sulla base del rango sociale, e il primo censimento cinese assicurò che tutti pagassero la loro parte. L'epoca fu celebrata da brillanti poeti come Li Bai e Du Fu, che avrebbero ispirato la letteratura cinese per secoli a seguire.

Ma l'impero Tang fu funestato da un secolo di disastri naturali: alle inondazioni sul Fiume Giallo e lungo il Gran Canale, seguirono lunghe siccità, che portarono a carestie devastanti e al collasso economico. La produzione agricola si dimezzò e, come sempre, il popolo disperato si rivolse altrove, in cerca di una nuova guida. Tra continue rivolte, nel 907 Zhu Wen, un ex contrabbandiere di sale divenuto governatore militare, depose l'ultimo Huangdi (imperatore) dei Tang. Ebbe così inizio il periodo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni (il nome dice tutto), terminato nel 960 d.C. Nei quattro secoli successivi la Cina, nuovamente riunificata, sarebbe stata governata da cinque dinastie: Song, Liao, ancora Jin, Xia occidentali e Yuan (una dinastia iniziata da Kublai Khan quando i mongoli riuscirono a superare la Grande Muraglia). Ognuna di queste contribuì con scoperte tecnologiche, approfondimenti filosofici e progressi sociali, al ricco tessuto della civiltà cinese; ma quella che cattura maggiormente l'immaginazione resta la dinastia Ming.

In tutta la Cina serpeggiava una forte ostilità alla dominazione mongola, esacerbata negli anni 40 del Trecento da carestie e pestilenze e segnata da molte rivolte contadine. Era ovvio che i discendenti di Kublai avevano perso il tianming. Zhu Yuanzhang, un povero contadino passato alla storia col nome di Tatzu, si mise alla testa di una ribellione e si proclamò imperatore dei Ming nel 1368, dopo aver catturato la capitale conosciuta oggi come Pechino. Non si può dire che la sua vita fosse stata una passeggiata: secondo la leggenda Zhu era il più giovane di sette od otto fratelli, molti dei quali venduti per nutrire la famiglia affamata. Dopo che il Fiume Giallo aveva allagato il villaggio e una pestilenza sterminato ciò che restava della sua famiglia, Zhu si rifugiò in un monastero buddista, che però fu distrutto da un esercito mongolo come rappresaglia contro i zoroastriani in rivolta. Fu così che lo stesso Zhu si unì al movimento ribelle, arrivando a 30 anni a ottenere una posizione di leadership. La vendetta chiamò la vendetta.

La dinastia Ming condusse la Cina in un'epoca scintillante. Una volta sul trono, Tatzu promulgò una serie di nuove politiche. Innanzitutto si mosse per limitare l'influenza degli eunuchi nella corte imperiale: sotto le precedenti dinastie, infatti, molti di loro avevano goduto di un grande potere (e forse molte delle tribolazioni future dell'impero si possono attribuire alla nuova ascesa degli eunuchi, che arrivarono a stabilire un'amministrazione ombra parallela). L'ordine sociale fu basato sul riconoscimento di quattro classi, ognuna con specifici diritti e doveri: nobili, contadini, artigiani e mercanti. In seguito gli imperatori Ming concessero benefici sempre più ampi alla classe mercantile, considerando la loro attività una grande fonte di ricchezza (e tasse) per l'impero. La Cina spese molte di quelle ricchezze in guerre contro la Corea e il Giappone, oltre a respingere ancora la minaccia mongola. Ma a quel punto una nuova serie di disastri naturali colpì il paese. Nel 1640 grandi masse di contadini affamati, impossibilitati a pagare le tasse e per nulla intimoriti dall'esercito imperiale spesso sconfitto, si ribellarono. Quando il sangue cessò di scorrere, sul trono sedeva la dinastia Qing (o Manchu).

E governò anche piuttosto bene, finché gli europei non cominciarono a muovere le acque. I Polo e altri sporadici visitatori e mercanti avevano già fatto visita alla Cina via terra, ma nel 1513 i portoghesi, nella persona di Jorge Alvares, sbarcarono dal mare. Ben presto i nuovi arrivati convinsero l'imperatore Ming a concedere loro una "enclave" commerciale a Macao, ove il primo governatore si instaurò nel 1557. Intanto l'economia e il governo dei Qing (che saggiamente tendevano a evitare avventure in terra straniera) si mantenevano stabili. Un alto grado di alfabetizzazione, un'industria editoriale supportata dal governo, città in espansione e la diffusa tendenza confuciana a esplorare pacificamente la vita interiore, portarono a un'esplosione di creatività nell'arte e nella filosofia. Arti tradizionali come calligrafia, pittura, poesia, drammaturgia e cucina tornarono a essere largamente praticate.

Ma quei fastidiosi stranieri continuavano a interferire. All'inizio del XIX secolo la Cina imperiale si scoprì vulnerabile davanti all'imperialismo dell'Europa, del Giappone Meiji e della Russia. Grazie a forze navali, armamenti e comunicazioni nettamente superiori, oltre a tattiche perfezionate guerreggiando tra di loro, le potenze coloniali cercarono di imporre la loro politica al governo Qing, dominare i commerci in terra cinese e generalmente fare quello che volevano. Nel 1842 la Cina fu sconfitta dalla Gran Bretagna nella prima guerra dell'oppio e obbligata a firmare il famigerato trattato di Nanchino, il primo di molti "trattati ineguali". A furia di concessioni estorte, alla fine del XIX secolo l'economia cinese era ormai rovinata. Il Giappone, che dopo una rapida modernizzazione si era unito alla corsa coloniale, obbligò la Cina a riconoscere il suo dominio su Corea e Taiwan. Nominalmente i Qing erano ancora al governo, ma in realtà le potenze europee, compresa la Russia, si erano divise l'intero paese in altrettante "sfere di influenza". Intanto gli Stati Uniti dichiararono unilateralmente una "Politica della porta aperta" nei confronti della Cina.

Era troppo. Nel 1899 l'associazione populista Yihetuan ("Milizia Unita nella Rettitudine") lanciò la rivolta dei Boxer per ristabilire l'autodeterminazione della Cina. Sfortunatamente, fu sconfitta. Con lo schiacciante trattato di pace del 1901, le "Otto Nazioni" (quelle attaccate dai Boxer) imposero l'esecuzione di tutti i membri del governo Qing che avevano appoggiato i Boxer, lo stazionamento di truppe straniere nella capitale e un risarcimento superiore alle entrate fiscali annue della Cina. La nazione piombò nel disordine civile; in risposta l'imperatrice madre Cixi invitò i governatori delle province a proporre riforme. Furono adottati molti provvedimenti coraggiosi e innovativi, ma ormai era troppo tardi. Nel novembre del 1908 l'imperatore morì improvvisamente (probabilmente avvelenato con l'arsenico), seguito il giorno dopo da Cixi. Davanti a una serie di insurrezioni, nel 1912 la nuova imperatrice madre Longyu convinse l'imperatore bambino Puyi ad abdicare, ponendo così fine a più di due millenni di governo imperiale in Cina. Il paese ripiombò in balia di signori della guerra bellicosi e sanguinari.
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