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Momenti storici

Introduzione

Governi

Autocrazia

Comunismo

Democrazia

Dominio

Fascismo

Monarchia

Oligarchia

Repubblica Classica

Repubblica Mercantile

Teocrazia

Politiche Militari

Politiche Economiche

Politiche Diplomatiche

Politiche Grandi Personaggi

Politiche Età dell'oro

Politiche Età oscura

Politiche jolly

Comunismo
Descrizione

Effetto intrinseco

+0,6 Produzione per ogni cittadino nelle città che hanno un Governatore.

Effetto intrinseco

+15% alla Produzione.

Contesto storico
La teoria del comunismo, che in effetti è più un sistema economico che una forma di governo, si basa sulla tensione tra il lavoro e il valore nella società. Nei suoi scritti, Karl Marx presenta un problema: il lavoro produce valore, ma i lavoratori stessi (il "proletariato") sono pagati il minimo necessario per la loro sopravvivenza. Tutti i profitti vanno a chi possiede la fabbrica (o la fattoria, o l'azienda, o a tutti quelli che Marx chiama "mezzi di produzione"). Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, molti pensavano che questo equivalesse a un furto: i frutti del lavoro venivano rubati dai possidenti (la "borghesia") che non lavorava affatto. Nacque così l'idea del comunismo, che invocava la "dittatura del proletariato", intendendo con questo il governo esercitato da parte dei lavoratori, insieme all'accesso libero da parte di questi ai frutti del loro lavoro. Qui la parola "dittatura" non deve far pensare a un sistema autocratico: idealmente il "proletariato" avrebbe indicato tutti i cittadini, mentre i lavoratori avrebbero "dato secondo la propria abilità, ricevuto secondo i propri bisogni" e partecipato democraticamente al governo (sebbene sia difficile trovare, nel corso della storia, un sistema davvero democratico negli stati comunisti). In pratica le nazioni comuniste ebbero molti problemi a tradurre questa visione nella realtà. Il modello di Marx era chiaramente ispirato alla produzione industriale, ma come avrebbero dovuto funzionare le comunità agricole? Inoltre il comunismo considerava la religione una truffa usata per tenere le classi inferiori in una posizione subalterna, ma che fare con quei lavoratori che provavano un forte attaccamento verso il loro credo? Secondo il comunismo la lotta di classe andava oltre i confini nazionali ed etnici, ma che fare dei popoli che non potevano accettare l'unità internazionale? Il tentativo di dare una risposta a tutte queste domande portò a una frammentazione dell'ideologia marxista. L'Unione Sovietica abbracciò l'idea che un gruppo selezionato - il partito comunista - avrebbe dovuto guidare il cambiamento, dando origine alla tradizione "marxista-leninista" che sopravvive ancora in paesi come il Vietnam. Successivamente Iosif Stalin reintrodusse il nazionalismo e l'idea di un leader carismatico in un'ideologia che in precedenza era sempre stata anti-nazionalista. Col passare del tempo, i sovietici si trovarono nella situazione di dover reprimere un numero sempre maggiore di voci di dissenso con metodi sempre più spietati. In un altro paese, Mao suggerì che il cuore del movimento dovesse essere rappresentato dai contadini, non dagli operai. Sulle orme di Stalin altri leader, in paesi come la Corea del Nord, costruirono società totalitarie rette da ideologie quasi indistinguibili dal fascismo a cui dovrebbero, in teoria, opporsi strenuamente.

Il comunismo divenne un'opzione allettante per molte nazioni che stavano uscendo dall'orbita del colonialismo europeo. Laddove le nazioni capitaliste promettevano al "Terzo mondo" di entrare in una comunità internazionale dominata dalle aziende occidentali, i comunisti facevano balenare la possibilità di restare autonomi e resistere a quell'ordine, pagando il costo di allineare all'URSS le proprie politiche nazionali. Un aspetto importante ebbe anche il nazionalismo: i regimi coloniali, dopotutto, erano stati rovesciati sulla spinta del sentimento nazionale. Furono così gettate le basi della Guerra fredda: l'ordine internazionale capitalista e quello comunista schierati uno contro l'altro, in una situazione che impediva di fatto di cercare una terza via e spesso portava all'istituzione di regimi autoritari che somigliavano molto poco ai loro ideali democratici. Gli orrori più grandi nel nome del comunismo sono forse quelli perpetrati dai famigerati Khmer rossi, un regime maoista che tentò di fare tabula rasa della Cambogia per instaurare un'utopia e finì con un orribile genocidio che terminò solo quando le forze vietnamite (di un altro paese comunista, cioè!) intervennero per porre fine al massacro. Oggi in molti paesi esistono ancora dei partiti comunisti, spesso minori, mentre molti paesi formalmente comunisti hanno accolto una qualche forma di capitalismo (Cina e Vietnam su tutti). Le nazioni ancora comuniste, almeno sulla carta, oggi comprendono Cuba, Cina, Vietnam e Laos, a cui si aggiunge il miscuglio di comunismo e totalitarismo che detiene il potere in Corea del Nord.

Tratti caratteristici

-6 modificatore diplomatico nei confronti delle civiltà che hanno governi diversi.
3 Militare slot
3 Economica slot
1 Diplomatica slot
1 Jolly slot

Requisiti

Progresso civico
icon_civic_class_struggle
Lotta di Classe
Descrizione

Effetto intrinseco

+0,6 Produzione per ogni cittadino nelle città che hanno un Governatore.

Effetto intrinseco

+15% alla Produzione.

Contesto storico
La teoria del comunismo, che in effetti è più un sistema economico che una forma di governo, si basa sulla tensione tra il lavoro e il valore nella società. Nei suoi scritti, Karl Marx presenta un problema: il lavoro produce valore, ma i lavoratori stessi (il "proletariato") sono pagati il minimo necessario per la loro sopravvivenza. Tutti i profitti vanno a chi possiede la fabbrica (o la fattoria, o l'azienda, o a tutti quelli che Marx chiama "mezzi di produzione"). Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, molti pensavano che questo equivalesse a un furto: i frutti del lavoro venivano rubati dai possidenti (la "borghesia") che non lavorava affatto. Nacque così l'idea del comunismo, che invocava la "dittatura del proletariato", intendendo con questo il governo esercitato da parte dei lavoratori, insieme all'accesso libero da parte di questi ai frutti del loro lavoro. Qui la parola "dittatura" non deve far pensare a un sistema autocratico: idealmente il "proletariato" avrebbe indicato tutti i cittadini, mentre i lavoratori avrebbero "dato secondo la propria abilità, ricevuto secondo i propri bisogni" e partecipato democraticamente al governo (sebbene sia difficile trovare, nel corso della storia, un sistema davvero democratico negli stati comunisti). In pratica le nazioni comuniste ebbero molti problemi a tradurre questa visione nella realtà. Il modello di Marx era chiaramente ispirato alla produzione industriale, ma come avrebbero dovuto funzionare le comunità agricole? Inoltre il comunismo considerava la religione una truffa usata per tenere le classi inferiori in una posizione subalterna, ma che fare con quei lavoratori che provavano un forte attaccamento verso il loro credo? Secondo il comunismo la lotta di classe andava oltre i confini nazionali ed etnici, ma che fare dei popoli che non potevano accettare l'unità internazionale? Il tentativo di dare una risposta a tutte queste domande portò a una frammentazione dell'ideologia marxista. L'Unione Sovietica abbracciò l'idea che un gruppo selezionato - il partito comunista - avrebbe dovuto guidare il cambiamento, dando origine alla tradizione "marxista-leninista" che sopravvive ancora in paesi come il Vietnam. Successivamente Iosif Stalin reintrodusse il nazionalismo e l'idea di un leader carismatico in un'ideologia che in precedenza era sempre stata anti-nazionalista. Col passare del tempo, i sovietici si trovarono nella situazione di dover reprimere un numero sempre maggiore di voci di dissenso con metodi sempre più spietati. In un altro paese, Mao suggerì che il cuore del movimento dovesse essere rappresentato dai contadini, non dagli operai. Sulle orme di Stalin altri leader, in paesi come la Corea del Nord, costruirono società totalitarie rette da ideologie quasi indistinguibili dal fascismo a cui dovrebbero, in teoria, opporsi strenuamente.

Il comunismo divenne un'opzione allettante per molte nazioni che stavano uscendo dall'orbita del colonialismo europeo. Laddove le nazioni capitaliste promettevano al "Terzo mondo" di entrare in una comunità internazionale dominata dalle aziende occidentali, i comunisti facevano balenare la possibilità di restare autonomi e resistere a quell'ordine, pagando il costo di allineare all'URSS le proprie politiche nazionali. Un aspetto importante ebbe anche il nazionalismo: i regimi coloniali, dopotutto, erano stati rovesciati sulla spinta del sentimento nazionale. Furono così gettate le basi della Guerra fredda: l'ordine internazionale capitalista e quello comunista schierati uno contro l'altro, in una situazione che impediva di fatto di cercare una terza via e spesso portava all'istituzione di regimi autoritari che somigliavano molto poco ai loro ideali democratici. Gli orrori più grandi nel nome del comunismo sono forse quelli perpetrati dai famigerati Khmer rossi, un regime maoista che tentò di fare tabula rasa della Cambogia per instaurare un'utopia e finì con un orribile genocidio che terminò solo quando le forze vietnamite (di un altro paese comunista, cioè!) intervennero per porre fine al massacro. Oggi in molti paesi esistono ancora dei partiti comunisti, spesso minori, mentre molti paesi formalmente comunisti hanno accolto una qualche forma di capitalismo (Cina e Vietnam su tutti). Le nazioni ancora comuniste, almeno sulla carta, oggi comprendono Cuba, Cina, Vietnam e Laos, a cui si aggiunge il miscuglio di comunismo e totalitarismo che detiene il potere in Corea del Nord.

Tratti caratteristici

-6 modificatore diplomatico nei confronti delle civiltà che hanno governi diversi.
3 Militare slot
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