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Codice di Leggi
Contesto storico
Il Codice di Leggi, una raccolta più o meno sistematica di pronunciamenti che si pongono l'obiettivo di definire in modo più o meno esauriente tutto ciò che si può e non si può fare, ha fatto parte della civiltà sin dagli antichi regni del Medio Oriente. Il Codice sumero di Ur-Nammu (2100 a.C. circa) e quello babilonese di Hammurabi (1760 a.C. circa), i primi esempi conosciuti, erano molto efficaci nel far sapere ai cittadini come il monarca aveva intenzione di procedere nei confronti dei trasgressori. La Torah ebraica, elaborata intorno al 1330 a.C., è formata da una composizione di scritture e norme trasmesse oralmente, che nel loro complesso definiscono le leggi, religiose e civili, del Popolo Eletto. Ma furono i romani, sempre maestri nell'organizzazione delle cose, a formalizzare il concetto con il "Corpus Juris Civilis" di Giustiniano, stilato tra il 529 e il 534 d.C. Con tale codice l'imperatore intendeva definire le regole per dirimere qualsiasi questione... in qualsiasi campo. In Cina, l'ultima grande compilazione di norme è stato il Grande Codice di Leggi Qing. Revisionato 30 volte nel corso degli anni, il codice restò in vigore nel paese dal 1644 al 1912 e arrivò a contenere 1907 statuti.

I codici di leggi si oppongono naturalmente all'idea autocratica che un solo individuo debba governare seguendo unicamente il proprio giudizio. Già in epoca antica questa contrapposizione ha suscitato un dibattito in Cina. È più giusto che i regnanti siano obbligati a seguire un codice condiviso, come sosteneva Confucio, oppure chi governa dovrebbe essere libero da simili vincoli, come volevano i seguaci del legalismo? In Cina la questione si risolse col passare del tempo; in Europa, d'altro canto, concetti medievali come l'origine divina del potere resero difficile l'adozione delle raccolte di leggi. La fine del feudalesimo e l'avvento di nuove, strane idee come l'eguaglianza sociale e il nazionalismo portarono a una nuova generazione di codici, come quello prussiano (1794), quello napoleonico (1804) e il codice civile tedesco (1896). Questi ultimi due sono serviti da modello per quasi tutti i codici moderni tuttora in uso. Oggi la maggior parte delle collezioni di leggi è divisa in due parti ben definite: un codice civile, usato per risolvere le dispute fra i cittadini, e uno penale, destinato a trattare i comportamenti criminali.
PortraitSquare
icon_civic_code_of_laws
"Non è la saggezza che fa la legge, ma l'autorità."
– Thomas Hobbes
"Al suo meglio, l'uomo è il più nobile degli animali; separato dalla legge e dalla giustizia, è il peggiore delle bestie."
– Aristotele

Sblocca

Disciplina
Perlustrazione
Dio Re
Pianificazione Urbana

Requisiti

Epoca antica
Costo in Cultura
Costo base: 20 Cultura

Progressione

Conduce ai Progressi civici
icon_civic_craftsmanship
Artigianato
icon_civic_foreign_trade
Commercio Internazionale
PortraitSquare
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Contesto storico
Il Codice di Leggi, una raccolta più o meno sistematica di pronunciamenti che si pongono l'obiettivo di definire in modo più o meno esauriente tutto ciò che si può e non si può fare, ha fatto parte della civiltà sin dagli antichi regni del Medio Oriente. Il Codice sumero di Ur-Nammu (2100 a.C. circa) e quello babilonese di Hammurabi (1760 a.C. circa), i primi esempi conosciuti, erano molto efficaci nel far sapere ai cittadini come il monarca aveva intenzione di procedere nei confronti dei trasgressori. La Torah ebraica, elaborata intorno al 1330 a.C., è formata da una composizione di scritture e norme trasmesse oralmente, che nel loro complesso definiscono le leggi, religiose e civili, del Popolo Eletto. Ma furono i romani, sempre maestri nell'organizzazione delle cose, a formalizzare il concetto con il "Corpus Juris Civilis" di Giustiniano, stilato tra il 529 e il 534 d.C. Con tale codice l'imperatore intendeva definire le regole per dirimere qualsiasi questione... in qualsiasi campo. In Cina, l'ultima grande compilazione di norme è stato il Grande Codice di Leggi Qing. Revisionato 30 volte nel corso degli anni, il codice restò in vigore nel paese dal 1644 al 1912 e arrivò a contenere 1907 statuti.

I codici di leggi si oppongono naturalmente all'idea autocratica che un solo individuo debba governare seguendo unicamente il proprio giudizio. Già in epoca antica questa contrapposizione ha suscitato un dibattito in Cina. È più giusto che i regnanti siano obbligati a seguire un codice condiviso, come sosteneva Confucio, oppure chi governa dovrebbe essere libero da simili vincoli, come volevano i seguaci del legalismo? In Cina la questione si risolse col passare del tempo; in Europa, d'altro canto, concetti medievali come l'origine divina del potere resero difficile l'adozione delle raccolte di leggi. La fine del feudalesimo e l'avvento di nuove, strane idee come l'eguaglianza sociale e il nazionalismo portarono a una nuova generazione di codici, come quello prussiano (1794), quello napoleonico (1804) e il codice civile tedesco (1896). Questi ultimi due sono serviti da modello per quasi tutti i codici moderni tuttora in uso. Oggi la maggior parte delle collezioni di leggi è divisa in due parti ben definite: un codice civile, usato per risolvere le dispute fra i cittadini, e uno penale, destinato a trattare i comportamenti criminali.
"Non è la saggezza che fa la legge, ma l'autorità."
– Thomas Hobbes
"Al suo meglio, l'uomo è il più nobile degli animali; separato dalla legge e dalla giustizia, è il peggiore delle bestie."
– Aristotele

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Disciplina
Perlustrazione
Dio Re
Pianificazione Urbana

Requisiti

Epoca antica
Costo in Cultura
Costo base: 20 Cultura

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Conduce ai Progressi civici
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