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Contesto storico
Comprendere il passato sembra essere una delle necessità fondamentali dell'uomo, tanto che la compilazione di registri storici si è sviluppata in modo indipendente in tutte le civiltà antiche. Le prime, semplici cronologie risalgono alla Mesopotamia e all'antico Egitto. Ma la prima opera storiografica (più o meno) oggettiva che non fosse semplicemente intagliata o dipinta sulle pareti di templi e tombe sono le "Ventiquattro Storie" cinesi, resoconto ufficiale delle dinastie dal 3000 a.C. fino all'epoca Ming (XVII secolo d.C.). A partire dalla Tang, ogni dinastia compilò ufficialmente una storia della dinastia precedente sulla base dei registri di corte; la collezione arrivò a comprendere 3213 volumi (non tutti di grande interesse).

Nel Mediterraneo, Erodoto di Alicarnasso (450 a.C. circa) è generalmente considerato il "padre della Storia", anche se il suo contemporaneo Tucidide fu il primo ad affrontare il resoconto metodico di fatti accaduti realmente. A differenza di Erodoto, Tucidide considerava la storia il prodotto delle scelte operate dagli esseri umani, ovvero una questione di causa ed effetto, mentre Erodoto riteneva fondamentale l'intervento divino (come fecero, più tardi, molti storici cristiani). Per tutto il Medioevo e il Rinascimento gli eventi furono spesso considerati (e riportati) attraverso la lente della religione. Toccò al tedesco Georg Friedrich Hegel riportare la storiografia a un approccio secolare: ma Hegel stava semplicemente riprendendo l'approccio dello storico arabo Ibn Khaldūn, secondo cui il passato era uno strano paesaggio che doveva essere interpretato.

Durante l'Illuminismo, l'apice della storiografia fu raggiunto con il monumentale lavoro in sei volumi di Edward Gibbon "Declino e caduta dell'Impero romano", pubblicato nel 1776. L'enfasi sull'obiettività e l'uso di fonti primarie fecero di Gibbon il primo "storico moderno". Un titolo che potrebbe essere assegnato anche a Leopold von Ranke (1795-1886), grazie alla sua dedizione alle ricerche archivistiche e all'analisi dei documenti storici. In seguito la scuola francese de "les Annales" e gli approcci marxisti-leninisti cercarono di offrire nuove interpretazioni: a questo punto la storia non era più solo un resoconto di fatti accaduti, bensì un modo di comprendere i meccanismi e le ragioni che plasmano lo sviluppo e l'evoluzione di una civiltà.
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"In vita mia ho vissuto delle cose orribili, alcune delle quali sono effettivamente accadute."
– Mark Twain
"La storia è la versione degli eventi passati su cui la gente ha deciso di accordarsi."
– Napoleone Bonaparte

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Comprendere il passato sembra essere una delle necessità fondamentali dell'uomo, tanto che la compilazione di registri storici si è sviluppata in modo indipendente in tutte le civiltà antiche. Le prime, semplici cronologie risalgono alla Mesopotamia e all'antico Egitto. Ma la prima opera storiografica (più o meno) oggettiva che non fosse semplicemente intagliata o dipinta sulle pareti di templi e tombe sono le "Ventiquattro Storie" cinesi, resoconto ufficiale delle dinastie dal 3000 a.C. fino all'epoca Ming (XVII secolo d.C.). A partire dalla Tang, ogni dinastia compilò ufficialmente una storia della dinastia precedente sulla base dei registri di corte; la collezione arrivò a comprendere 3213 volumi (non tutti di grande interesse).

Nel Mediterraneo, Erodoto di Alicarnasso (450 a.C. circa) è generalmente considerato il "padre della Storia", anche se il suo contemporaneo Tucidide fu il primo ad affrontare il resoconto metodico di fatti accaduti realmente. A differenza di Erodoto, Tucidide considerava la storia il prodotto delle scelte operate dagli esseri umani, ovvero una questione di causa ed effetto, mentre Erodoto riteneva fondamentale l'intervento divino (come fecero, più tardi, molti storici cristiani). Per tutto il Medioevo e il Rinascimento gli eventi furono spesso considerati (e riportati) attraverso la lente della religione. Toccò al tedesco Georg Friedrich Hegel riportare la storiografia a un approccio secolare: ma Hegel stava semplicemente riprendendo l'approccio dello storico arabo Ibn Khaldūn, secondo cui il passato era uno strano paesaggio che doveva essere interpretato.

Durante l'Illuminismo, l'apice della storiografia fu raggiunto con il monumentale lavoro in sei volumi di Edward Gibbon "Declino e caduta dell'Impero romano", pubblicato nel 1776. L'enfasi sull'obiettività e l'uso di fonti primarie fecero di Gibbon il primo "storico moderno". Un titolo che potrebbe essere assegnato anche a Leopold von Ranke (1795-1886), grazie alla sua dedizione alle ricerche archivistiche e all'analisi dei documenti storici. In seguito la scuola francese de "les Annales" e gli approcci marxisti-leninisti cercarono di offrire nuove interpretazioni: a questo punto la storia non era più solo un resoconto di fatti accaduti, bensì un modo di comprendere i meccanismi e le ragioni che plasmano lo sviluppo e l'evoluzione di una civiltà.
"In vita mia ho vissuto delle cose orribili, alcune delle quali sono effettivamente accadute."
– Mark Twain
"La storia è la versione degli eventi passati su cui la gente ha deciso di accordarsi."
– Napoleone Bonaparte

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